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Le due riprese effettuate il 19 Febbraio da una distanza di 46000 km. NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

Rilasciate due nuove immagini con una risoluzione quasi doppia rispetto alle precedenti.

 Dopo una attesa che si è protratta più del solito, la NASA ha finalmente rilasciato le immagini relative alla seconda “Rotation Characterization”, la campagna osservativa effettuata dalla sonda Dawn quasi una settimana fa. Anche in questo caso, sono state pubblicate due sole immagini che ritraggono due diversi emisferi del pianeta nano, sfruttando la sua rotazione che avviene in circa 9 ore. Le zone fotografate sono praticamente le stesse ma, rispetto alla precedente caratterizzazione, questa volta la distanza di ripresa è passata da 83000 a 46000 km e di conseguenza la risoluzione è quasi raddoppiata, passando da 7.8 a 4.3 km/pixel.

 Il miglioramento è a dir poco macroscopico: adesso è possibile distinguere chiaramente la forma e il bordo dei diversi crateri che riflettono una grande varietà; si passa da crateri più “anziani” dal bordo irregolare e appena accennato ad altri più “freschi”, con i bordi alti e ripidi e, in alcuni casi, un picco centrale; si nota anche un diverso livello di craterizzazione nelle varie regioni, un pò come sulla Luna, a testimonianza di probabili cataclismi che hanno in parte rimodellato la superficie cancellando dettagli più antichi. Il dettaglio probabilmente più interessante (e più atteso) riguarda le famose “macchie chiare” (bright spots), intraviste già dal telescopio Hubble anni fa e che ora sono chiaramente localizzate all’interno di alcuni crateri, almeno in due casi. Questo potrebbe far pensare a materiale volatile ghiacciato (acqua?) eventualmente portato dall’impatto di comete contro Cerere e che potrebbe anche essere responsabile della tenue atmosfera rivelata attorno al pianeta nano; tuttavia, queste sono solo ipotesi personali che aspettano conferme ufficiali; una possibile alternativa meno “esotica” è che il materiale più chiaro appartenga alla sottosuolo di Cerere, portato alla luce da recenti impatti; magari, quello è proprio il colore “originale” della superficie, che viene poi resa più scura nel corso di miliardi di anni di esposizione alle radiazioni. Probabilmente, ne sapremo di più la prossima settimana, in occasione di un briefing che si terrà al JPL il 2 Marzo alle 18 (ora italiana).

 Nella composizione sottostante sono partito dalle immagini originali TIFF e ho evidenziato due dettagli interessanti. Il primo è, appunto, uno dei due crateri con materiale chiaro al suo interno e, se guardiamo attentamente, anche al di fuori del cratere sulla sinistra si nota materiale chiaro diffuso, forse scaraventato da un impatto radente (in effetti il cratere è tutt’altro che circolare). Il secondo dettaglio riguarda il cratere più grande visibile in queste immagini, circa 300 km di diametro, che è sicuramente più antico degli altri, come dimosra il bordo fortemente eroso e la presenza di crateri più giovani al suo interno, uno dei quali è curiosamente posizionato quasi perfettamente al centro! Un accenno della scarpata di questo cratere era stato già messo in evidenza dalle immagini precedenti.

Versione elaborata delle due immagini con, in evidenza, una delle macchie chiare all’interno di un recente cratere (a) e un grosso , antico cratere (b). Credits: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA – Processing : M. Di Lorenzo

 

“Nel corso della missione, i crateri ci permetteranno di dare uno sguardo indiretto all’interno di Cerere” ha detto Andreas Nathues del gruppo MPS/DLR. “Il modo in cui gli impattatori deformano il sottosuolo del pianeta nano e il modo in cui esso reagisce su tempi lunghi permettono di trarre conclusioni sul materiale nascosto al di sotto degli strati più superficiali”. Nathues aggiunge che, anche se alcune “macchie luminose” sono state risolte, “quella più brillante continua ad essere troppo piccola per venire risolta dalla nostra camera, a dispetto del fatto che continua ad essere la struttura più brillante sulla superficie di Cerere”! 

Aggiunta dell’ultima ora: è stata pubblicata una nuova immagine che mostra il famoso “bright spot” non risolto:

Anche questo risulta esattamente al centro di un crater ma ha un compagno più debole. Secondo Chris Russell, principal investigator della missione (UCLA), “lo spot luminoso di Cerere adesso sembra avere un compagno meno luminoso ma apparentemente localizzato nello stesso bacino. Questo potrebbe indicare una origine di tipo vulcanico degli spot, ma dovremo aspettare immagini a risoluzione più alta per dare una interpretazione geologica”.

 Di seguito è riportata la sequenza aggiornata delle immagini di Cerere riprese da Dawn durante le varie “soste” degli ultimi 3 mesi, che evidenzia il progressivo miglioramento delle dimensioni apparenti (a sinistra) e del dettaglio assoluto (a destra):

Credits: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA – Processing : M. Di Lorenzo

Nel frattempo, oggi Dawn ha di nuovo spento i motori per riprendere nuove immagini da una distanza di circa 40000 km, dunque leggermente più dettagliate di queste (3.6 km/pixel)e riprese con un angolo di fase leggermente superiore a 90°, ovvero in “controluce”. Nei prossimi giorni Dawn si allontanerà progressivamente ma continuerà a frenare con i motori accesi, stavolta aiutato anche dalla attrazione gravitazionale del pianeta nano; la massima distanza verrà toccata il 18 Marzo a circa 75000 km per poi inserirsi in orbita “alta” a 13500 km il 21 Aprile… una vera acrobazia di meccanica celeste!

Per i dettagli sulle manovre si faccia sempre diferimento al “mission Log” che viene aggiornato quotidianamente dal sottoscritto.

Riferimenti:

– http://photojournal.jpl.nasa.gov/catalog/PIA19183
– http://www.mps.mpg.de/3937030/PM_2015_02_25_Dawn_Zwei_neue_Ansichten_des_Zwergplaneten_Ceres
– http://dawn.jpl.nasa.gov/feature_stories/Bright_Spot_Ceres_Dimmer_Companion.asp#sthash.f59At9n0.dpuf-
– http://aliveuniverseimages.com

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