Grandi numeri, immensi numeri. Milioni di chilometri e migliaia di anni luce come fossero noccioline. Non ci siamo abituati, noi miseri umani; noi di norma adusi a liste della spesa, ai “cento grammi di mortadella per favore tagliata sottile”, noi che anche il “ci vediamo al cinema tra una settimana” ci fa subito venir da pensare: ‘Aeh, tra una settimana, chissà dove saremo e come staremo…’.
Il fatto è che le velocità, gli spazi e i tempi delle nostre misere vite terrestri mal si conciliano con i numeri che in queste ore ci spiattellano sotto il naso giornali e media illuminando d’immenso (Ungaretti, addirittura cent’anni fa, 1919…) e commentando le avventure della sonda sulla cometa Rosetta e le acrobazie di Samantha, prima donna italiana nello spazio. Che roba è?
Gli interrogativi su quel che siamo e dove andiamo sono millanta che tutta notte canta. Abbiamo persino paura – ma forse è solo pudore – a informarci, a chiedere. “Meglio di no, va, che poi facciamo una figura di …”. E allora zitti e muti a guardare col naso all’insù, che magari si vede un ombra o una luce, come fosse la notte di San Lorenzo.
La posizione più comoda è forse anche la più giusta: distesi in poltrona davanti alla tv o allo schermo del pc che ci proiettano immagini, suoni e misteri dell’iperspazio. Non ci capiamo niente, e che fa? Tanto anche chi ci capisce è nudo di fronte al Mistero. Perché, cosa avevamo capito nella magistrale ultima scena di ‘2001 Odissea nello Spazio’, capolavoro di Stanley Kubrick datato addirittura 1968? Per chi scrive quella è stata – ed è – una delle scene più belle della storia del cinema.
Kubrick stesso in proposito dice “se qualcuno ha capito qualcosa, significa che io ho sbagliato tutto”. Grande Stanley, commento perfetto per fotografare dubbi e domande di noi piccoli uomini di fronte ora alla sonda sulla cometa Rosetta o a Samantha la trasvolatrice che è sgomenta davanti ai 16-tramonti-16 in 24 ore sulla sua Soyuz. Buon per noi: sappiamo che possiamo restare senza risposte.
Superficie della cometa “rosetta”
Perché se come dice Kubrick non esiste un significato profondo alle scene finali di 2001 Odissea nello Spazio, che male c’è a restare senza risposte su Rosetta e “Wonder Woman” Cristoforetti? Altro commento del regista è stato: “Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico del film, io ho tentato di rappresentare un’esperienza visiva che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell’inconscio”.
Samantha Cristoforetti
Insomma insieme all’impossibilità – forse anche l’inutilità – di dare un significato al finale di “2001” e a quel suo misterioso, inquietante monolito nero, abbiamo una chance che dà una via d’uscita persino onorevole a noi ‘uomminicchi’. Rosetta e Samantha? Non ci abbiamo capito niente. Anzi: non sappiamo. Scusate, siamo solo uomini.