Lo scorso aprile 2014, un team di scienziati ha annunciato la scoperta del primo pianeta con dimensioni simili a quelle della Terra, in orbita attorno ad una stella nella cosiddetta “zona abitabile”. Sebbene ciò non significa che questo pianeta ospiti necessariamente la vita, i ricercatori sono convinti di essere ad un passo dalla scoperta di un pianeta gemello della Terra ricco di vita.
Gli scienziati alla ricerca di segni di vita nel cosmo, e di un altro pianeta simile alla Terra, sono convinti di essere molto più vicini al loro obiettivo di quanto si creda.
La convinzione è emersa nel corso di una conferenza sulla ricerca di vita nell’universo tenutasi lunedì scorso presso la sede della Nasa a Washington.
Il dibattito si è concentrato non solo sulla questione se siamo soli nell’universo, ma anche sui progressi tecnologici legati al tentativo di rispondere a questa domanda.
“Crediamo di essere molto, molto vicini, in termini di tecnologia e scienza, a trovare un’altra Terra e segno di vita su un altro mondo”, ha detto Sara Seager, professoressa di Scienza Planetaria e Fisica presso il Massachusetts Institute of Technology.
“Trovare un gemello della Terra è diventato una specie di Santo Graal”, le ha fatto eco John Grunsfeld, uno degli astronauti impegnato nelle riparazioni del 2009 del telescopio spaziale Hubble e oggi amministratore associato della Nasa.
Passi avanti nella ricerca di vita
Gli scienziati hanno fatto passi da gigante in questi ultimi anni. “Sappiamo che la nostra galassia ha almeno 100 miliardi di pianeta, cosa che non sapevamo cinque anni fa”, spiega Matt Mountain, direttore dello Space Telescope Science Institute nel Maryland.
Come spiega il sito della CNN, il progresso della ricerca si deve all’entrata in servizio nel 2009 del Kepler Space Telescope, la sonda caccia-pianeti capace di individuare variazioni di luminosità nelle stelle causate dal transito di pianeti.
Kepler è in effetti un’evoluzione del telescopio pionieristico Hubble. Lanciato nel 1990, Hubble è stato il primo telescopio del suo genere ad essere collocato direttamente nello spazio, permettendo di rilevare immagini mozzafiato del cosmo con una definizione mai ottenuta dai telescopi terrestri. Hubble ha contribuito ad aumentare la nostra consapevolezza di trovarci in un universo in continua evoluzione.
“La Terra, nonostante i suoi 4,5 miliardi di anni di età, è un nuovo arrivato”, dice John Mather, scienziato anziano del progetto di prossima generazione James Webb Space Telescope della NASA. “Ha solo un terzo dell’età dell’Universo. E la nostra galassia è in continua evoluzione, con la nascita di cinque a dieci stelle ogni anno”.
Cacciatore di pianeti
Il Telescopio Spaziale James Webb è un telescopio spaziale sviluppato per diventare il successore del precedente Telescopio spaziale Hubble. JWST sarà posizionato in un’orbita molto più elevata rispetto a Hubble, a circa 1,5 milioni di chilometri dal sistema Terra-Luna, in direzione opposta al Sole. Il lancio del JWST è previsto per il 2018.
“Con il telescopio James Webb avremo la possibilità di trovare segni di vita su un altro pianeta”, commenta la Seager. Dunque, la ricerca continua.
Come ha sottolineato l’amministratore della Nasa Charles Bolden a fine conferenza, lui conta se stesso tra le persone che “sono convinte che sia altamente improbabile che nella vastità illimitata dell’universo noi umani siamo soli”.