letto da: 285
0 0
Tempo lettura articolo:4 Minuti, 0 Secondi

A 110 anni luce di distanza da noi c’è HD 162826, stella gemella del Sole: gli astronomi sperano che ci sveli i misteri del cosmo

Fratello Sole, diceva nel Cantico delle Creature San Francesco. Ma in questo caso, parliamo di un fratello del Sole, appena individuato: è una stella che si trova nella costellazione di Ercole, a 110 anni luce di distanza da noi. La prima- dicono i ricercatori dell’Università del Texas, ad Austin – quasi identica alla nostra.


HD 162826 non si vede ad occhio nudo, ma basta un telescopio casalingo o anche un semplice binocolo per vederla brillare nelle vicinanze di Vega, la stella più luminosa della Lira. Anche se è circa 15 per cento più massiva del nostro Sole e con una superficie più calda, per il resto è molto somigliante. Anzi, secondo gli astronomi americani, si sarebbe formata dallo stesso disco di polvere cosmica, circa 4.6 miliardi di anni fa. E potrebbe essere la prima di una lunga serie di fratelli e sorelle stellari grazie ai quali scoprire qualcosa di più sul Sole stesso e su come il nostro sistema solare sia diventato adatto ad ospitare la vita.

“Vogliamo sapere dove siamo nati”, ha affermato l’astronomo dell’Università del Texas, Ivan Ramirez, a capo del team di ricercatori che ha effettuato lo studio. “Se riusciamo a capire in quale parte della galassia il Sole si sia formato, potremo ipotizzare le condizioni del primigenio sistema solare e ciò ci potrebbe aiutare a comprendere perché esistiamo.”  L’articolo sarà pubblicato il 1° giugno sulla rivista scientifica Astrophysical Journal.
Per scoprire questa stretta parentela di HD 162826, gli scienziati hanno osservato 30 candidati. Utilizzando uno spettroscopio ad alta definizione, hanno studiato le composizioni chimiche. Quella della stella della Costellazione di Ercole ha mostrato una forte analogia con il Sole: ha praticamente la stessa “impronta digitale” chimica della stella al centro del nostro sistema solare. La prova- per l’equipe di Austin- che sono nate nello stesso modo e nello stesso luogo, dal medesimo vivaio stellare.

Il nostro sole è emerso da una immensa nube di polvere e di gas che ha dato origine forse a 10.000 astri . Quelle protostelle sono rimaste raggruppate per centinaia di milioni di anni- un periodo che a livello cosmico è relativamente breve. Poi hanno iniziato ad andare alla deriva, allontanandosi l’una dall’altra. Oggi la grande famiglia del Sole si è dispersa per tutta la Via Lattea. Il fratello stellare appena identificato dal team di Ramirez sarebbe quello a noi  più vicino.
Intervistato dal Los Angeles Times, il ricercatore ha spiegato che in futuro, grazie al telescopio spaziale Gaia, sarà possibile raccogliere una marea di nuovi dati che permetteranno di scovare i parenti più prossimi della nostra stella. Lo scopo di Gaia è infatti quello realizzare una mappa tridimensionale il più accurata possibile della nostra galassia. Effettuerà misurazioni precise di posizioni e movimenti di circa l’1% di tutte le stelle presenti- stimate sui 100 miliardi- per dare risposte sulla loro origine ed evoluzione. Scandagliando in continuazione la volta celeste, il telescopio osserverà milioni di astri per una media di 70 volte ciascuno nell’arco di 5 anni. Inoltre, ne analizzerà anche luminosità, temperatura e composizione chimica.
 “Le indagini sono già in corso e grazie ad esse potremo conoscere meglio gli astri al di là del nostro vicinato. In questo momento possiamo osservare circa 100 mila stelle, tra cinque o dieci anni potrebbero essere un miliardo”, ha detto lo scienziato dell’Università di Austin. L’interesse degli astronomi è legato, ovviamente, anche alla possibilità di scoprire nuovi sistemi planetari ed eventuali altri mondi adatti alla vita. Lo ha ammesso lo stesso Ivan Ramirez. “Si potrebbe sostenere che i fratelli stellari sono candidati chiave nella ricerca di vita extraterrestre”.

In realtà, HD 162826 è già stata studiata dal team del McDonald Observatory Planet Search per quasi 15 anni: fino ad oggi, non è stata dimostrata la presenza di corpi in orbita. “Per ora sappiamo che non ci sono giganti gioviani attorno a questa stella, ma potrebbero esserci piccoli pianeti rocciosi”, sostiene Ramirez. Un’eventualità remota, ma ancora aperta e da tenere in considerazione per le possibili, importanti conseguenze.
Subito dopo la formazione del Sole e di tutti gli altri astri fratelli, infatti, le continue collisioni tra i pianeti primordiali e il materiale planetario possono aver contribuito a produrre scambi tra i sistemi solari nascenti. Dunque, gli ingredienti necessari per la vita potrebbero essersi trasferiti da stella a stella: noi potremmo aver ricevuto quei “mattoni” essenziali magari proprio dal sistema di HD 162826 oppure potremmo averli sparsi su altri pianeti di altre stelle sorelle. In ogni caso, ciò potrebbe implicare la presenza della vita anche altrove. E proprio nella forma che conosciamo noi.[fonte]

Lascia un commento