Il Pentagono possiede frammenti provenienti da veicoli di altri mondi– materiali non prodotti su questa Terra- e ne ha messo al corrente in recenti briefing vari funzionari del Governo americano.
Lo ha scritto pochi giorni fa il New York Times– e nel blog ve ne abbiamo parlato. Ma a differenza di quanto successo nel dicembre 2017, quando il quotidiano svelò l’esistenza di un programma segreto di Washington per studiare gli UFO, questa volta nessuno dei giornali più importanti a livello internazionale ha ripreso la notizia. Ad eccezione di poche pubblicazioni online, la notizia sembra passata sotto silenzio.
Eppure, anche quest’ultimo articolo firmato da Ralph Blumenthal e Leslie Kean è uno scoop. Anzi, è una vera bomba. Ma ha una grave pecca: mancano le prove oggettive di quanto viene affermato. All’epoca della rivelazione dell’ormai noto Advanced Aerospace Threat Identification Program, infatti, il giornale newyorkese aveva postato a corollario anche due video ripresi dalle telecamere montate sui jet della US Navy: anche senza l’ufficialità della loro autenticità (arrivata solo nell’aprile 2020), quelle immagini dimostravano la fondatezza di quanto sosteneva l’articolo. Questa volta non è così e gli stessi giornalisti lo ammettono, quando scrivono: «I vincoli che impediscono di discutere i programmi classificati – e l’ambiguità delle informazioni citate nelle diapositive non classificate dei briefing – hanno messo i funzionari che hanno studiato gli UFO nella posizione di affermare le proprie opinioni senza presentare prove concrete».
Così siamo fermi ai “pare, sembra, si dice…” che da decenni circondano tutto ciò che riguarda i presunti velivoli di provenienza non terrestre precipitati sul nostro pianeta: crash a volte molto noti al pubblico- Roswell docet…- talora invece conosciuti solo dagli esperti, ma piuttosto numerosi. Le affermazioni di Luis Elizondo- già direttore dell’AATIP- e dell’ex senatore Harry Reid sono sicuramente opinioni di peso: entrambi si sono detti sicuri che il Governo americano sia in possesso dei rottami di questi oggetti volanti e che alcuni campioni sfuggono a una spiegazione. Ma sono, per l’appunto, solo opinioni finché almeno uno di questi frammenti non verrà mostrato al pubblico con annessa l’analisi chimica, molecolare e atomica che ne attesti la natura sconosciuta e le proprietà straordinarie.
Il fisico Harold Puthoff ha fatto un passo in più: ha pubblicamente affermato di aver esaminato un materiale del genere, ha illustrato le procedure seguite per studiarlo, ha spiegato le anomalie riscontrate (ne parliamo dettagliatamente Alberto Negri e io nel libro “UFO: parlano i piloti”, pubblicato da Mursia), ma non è andato oltre e non lo ha mai definito un frammento di un’astronave aliena. Nell’articolo del New York Times, però, compare un nuovo attore: l’astrofisico Eric W.Davis. Riguardo certi campioni analizzati in laboratorio- non si dice quali- di fronte all’impossibilità di determinarne l’origine, l’accademico sarebbe arrivato alla conclusione che non sono roba nostra (terrestre, insomma). Inoltre, lo stesso Davis ha ammesso di aver tenuto briefing per conto del Pentagono sull’argomento “recuperi di veicoli di altri mondi non fabbricati su questa Terra” per funzionari del Governo, inclusi i componenti della Commissione Forze Armate del Senato.
Dichiarazioni molto forti, di più, epocali: siamo di fronte a uno scienziato che rivela l’esistenza di materiali extraterrestri – utilizzati da una civiltà dello spazio per costruire le sue astronavi- recuperati dal Governo americano nei siti in cui quei dischi volanti sono precipitati. La fantascienza che diventa realtà, il mito di Roswell che diventa storia. Ma chi è Eric Davis? Parlando di lui, i due giornalisti americani lo definiscono consulente scientifico del Pentagono dal 2007 e attualmente alle dipendenze di Aerospace Corporation, un’azienda appaltatrice del Dipartimento della Difesa. L’ Aerospace Corporation è una società senza scopo di lucro che gestisce un centro di ricerca e sviluppo finanziato a livello federale: fornisce assistenza tecnica e consulenza su tutti gli aspetti delle missioni spaziali per clienti militari, civili e commerciali, lavorando a stretto contatto con organizzazioni del Governo, come la US Space Force e il Missile Systems Center.
Ma cercando sul web, spunta un suo collegamento con EarthTech International, la società di cui Hal Puthoff è fondatore e CEO, un centro di ricerca (leggiamo dal sito online) che esplora nuove idee nella fisica pura e in quella applicata e nell’ingegneria, come la teoria dello spazio-tempo, gli studi sul vuoto quantistico, la scienza del volo interstellare e la ricerca della vita extraterrestre intelligente. Di EarthTech, Eric Davis è Senior Science Advisor (consulente scientifico anziano). Considerando che Puthoff ha avuto incarico di svolgere analisi per conto della Bigelow Aerospace, a sua volta a contratto con il Pentagono per il programma avanzato di studio delle minacce aerospaziali rivelato dal NYT nel 2017, dobbiamo pensare che Davis abbia svolto le sue indagini su quei frammenti provenienti (a suo dire) da altri pianeti all’interno di questa azienda. Una foto lo ritrae alla EarthTech accanto a Puthoff e a Elizondo, entrambi ora figure-chiave di To The Stars Academy, la compagnia che ha diffuso per prima i video della US Navy e che il 26 luglio, con un tweet, ha annunciato il suo primo esperimento sull’antigravità. Il cerchio si chiude.
Anche il curriculum di Eric Davis è online: ha un Ph.D. in astrofisica conseguito all’Università dell’Arizona nel 1991, ha collaborato alla preparazione di alcune missioni spaziali (come quella per il telescopio agli infrarossi IRAS), è membro della British Interplanetary Society e dell’American Institute of Aeronautics & Astronautics, ha scritto vari articoli pubblicati su riviste scientifiche ed è specializzato nella fisica della propulsione avanzata, nella relatività generale e nel campo quantistico. Argomenti come wormhole, Warp Drive, teletrasporto sono per lui pane quotidiano. Nel 2011, a un congresso, ha presentato una relazione dal titolo: ”Curvature dello spazio più veloci della luce, status e prossimi passi”, nel quale teorizzava che l’attuazione dei viaggi interstellari tramite i cunicoli spaziotemporali o con motori a curvatura richiedesse l’ingegnerizzazione dello spazio-tempo con geometrie specializzate e l’uso di materiali “esotici”.
Ma di lui si ricorda anche un’interessante partecipazione a un convegno ufologico organizzato nel 2013 dal MUFON a Las Vegas. In quell’intervento, lo scienziato ha detto che gli UFO sono un fenomeno reale: si tratterebbe di oggetti artificiali controllati da un’intelligenza e prodotti da una tecnologia superiore. Una convinzione, ha detto, condivisa da molti suoi colleghi che però non hanno il coraggio di ammetterlo. Parlando di loro, li ha definiti di mentalità ristretta e un po’ vigliacchi: pur possedendo prove inconfutabili dell’esistenza degli UFO, non le rendono note per timore di derisioni o di impatti negativi sulle loro carriere. Nel suo discorso ovviamente non ha fatto nomi, ma sarebbe oggi molto utile sapere chi sono i ricercatori accademici che sanno la verità sugli oggetti volanti non identificati e preferiscono tenerla per sé.
In ogni caso, arrivati a questo punto, le parole e le dichiarazioni – per quanto coraggiose- non bastano più. Servono dati tangibili, prove incontestabili, elementi oggettivi. Non è più il momento di restare nell’ombra, come ha dichiarato Luis Elizondo riguardo alla Task Force dell’agenzia di spionaggio della Marina che sta raccogliendo le informazioni sugli avvistamenti di UAP (confermata anche dalla portavoce del Pentagono). La commissione Intelligence del Senato ha chiesto la documentazione completa, l’ex senatore Reid ha auspicato che vengano divulgate anche le informazioni sulla scoperta di oggetti fisici o di mezzi recuperati. Insomma, assistiamo a una grande pressione da parte del mondo politico alla quale- c’è da scommetterci- corrisponderà una grande resistenza da parte del mondo militare. Forze pari e contrapposte in precario equilibrio. È ancora tutto da vedere quale delle due prevarrà. [Fonte]