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Il satellite meteo marziano Hope degli Emirati Arabi – Credits: UAE Space Agency 

Il 15 luglio si riaperta la finestra di lancio per la prima missione degli Emirati Arabi verso un altro mondo. A seguire la Cina, che porterà il primo rover non americano a viaggiare sulla superficie marziana. Prevista per il 30 luglio la partenza di Perseverance, il robot della Nasa assieme al primo drone a volare su un altro pianeta

Ogni due anni è l’anno di Marte. L’allineamento giusto tra il nostro e il Pianeta rosso, infatti, si verifica ogni 26 mesi, quando si apre la “finestra di lancio” ideale per arrivarci in appena qualche mese. Nel 2018 a maggio decollò la missione Insight della Nasa, a marzo 2016 l’europea Exomars, e così via. A luglio 2020 in rampa di lancio ci saranno ben tre sonde (dovevano essere quattro ma Exomars 2020 è slittata diventando 2022): una nuova americana, Mars 2020, e quelle di due Paesi esordienti. La Cina con Tianwen-1 e gli Emirati Arabi con Hope per la prima volta lanceranno un loro spacecraft verso un altro pianeta.

La “speranza” degli emiri

Gli Emirati Arabi faranno da apripista. Hanno lanciato il loro primo satellite solo nel 2009 e solo quest’anno hanno visto il primo astronauta arabo entrare nella Stazione spaziale internazionale. E ora puntano molto più in alto. Il decollo della missione Hope (“speranza”) è previsto il 15 luglio  (ma la finestra di lancio resta aperta fino al 12 agosto) in testa a un vettore Mitsubishi H-2A202 dal Tanegashima space center giapponese. Ed entrerà in orbita marziana dopo circa sette mesi, a febbraio 2021.

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Hope è un cubo di circa due metri di lato, con pannelli solari che si dispiegano oltre i sette metri. Sarà una specie di satellite meteo, che studierà con diversi strumenti l’atmosfera marziana: come cambia durante l’anno e come interagiscono gli strati più bassi e quelli più alti. Infine, cercherà di capire in che modo si disperde nello spazio, con grandi quantità di ossigeno e idrogeno che vanno perdute. Questo meccanismo potrebbe essere una delle cause della desertificazione di un mondo che, qualche miliardo di anni fa, era molto più adatto a ospitare qualche forma di vita.

La Cina cerca “risposte”

Tianwen-1 è il nome della missione cinese che cita il componimento filosofico di uno dei più grandi poeti cinesi del passato, Qu Yuan, vissuto tra il 340 e il 278 a.C. Tianwen significa “Domande al cielo”. Fornire le risposte sarà compito della piccola “pattuglia” composta da un satellite, un lander e un rover che dovrebbero decollare il 23 luglio spinto dal nuovo vettore Lunga Marcia 5B. Sarà la prima volta per la Cina oltre la Luna (ma non il primo tentativo, nel 2011 la missione congiunta con i russi Yinghuo-1 non andò oltre l’orbita terrestre), sulla quale ha già fatto registrare un record: è la prima nazione a esplorare il lato nascosto, con la missione Chang’e-4. E vuole essere anche la prima nazione, oltre agli Stati Uniti, a far muovere un rover sulla superficie di Marte.

Una ricostruzione del lander cinese con il rover – Credits: Agenzia spaziale cinese

I dettagli sulla strumentazione a bordo non sono molti. Si sa però che l’orbiter porterà oltre a camere ad alta e media risoluzione, anche un magnetometro, uno spettrometro per analizzare la composizione del suolo e un radar per il sottosuolo. Ad aprile, due mesi e mezzo dopo l’arrivo in orbita, dalla sonda si staccherà il lander che scenderà assieme al rover (240 chili, lungo un paio di metri). Quest’ultimo esplorerà con camere, radar per indagare sotto la superficie, spettrometri per analizzare la composizione del terreno e delle rocce, in cerca, a quanto pare, di indizi sulla vita, sia passata che presente. La sfida è tra le più ardue. Ammartare sul Pianeta rosso è difficile, una buona metà delle missioni è fallita, nel corso della storia dell’esplorazione spaziale. Ma se andrà in porto, la Cina consoliderà il proprio ruolo di grande potenza spaziale. Dopo aver ‘conquistato’ la Luna, i progetti prevedono infatti la costruzione di una nuova stazione spaziale e, nella prossima decade, una nuova avventura marziana per portare sulla Terra alcuni campioni di rocce e terreno prelevati ‘di prima mano’.

La Perseveranza e l’Ingegno degli Usa

Per la ventiduesima volta nella storia, una missione a stelle e strisce farà rotta verso Marte. Come i cinesi, anche gli americani progettano (assieme agli europei dell’Esa) una “mars sample return”, collezionare campioni di rocce marziane da spedire sulla Terra. Saranno raccolti da Perserverance, il rover della Nasa che decollerà alla fine di luglio. Ma il nuovo robot esploratore avrà tanti compiti, proporzionali al numero di strumenti di cui è fornito.

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Perseverance è grossa su per giù come una utilitaria, pesa una tonnellata e possiede diverse camere e sensori in grado di analizzare l’ambiente circostante, trovare eventuali composti chimici organici, analizzarli e cercare così segnali di vita, soprattutto passata. Anche Perserverance ha un radar col quale indagherà il sottosuolo, alla ricerca di acqua e ghiaccio.

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Perseverance ammarterà nel Jezero crater, una zona che potrebbe essere stata il delta di un antico fiume, ambiente ideale per cercare antichi depositi con la speranza che contengano tracce di attività biologica. Oltre a cercare indizi sulla presenza di vita passata (per trovare tracce di eventuale vita presente ora sarà necessario attendere l’arrivo di Rosalind Franklin, il robot europeo che potrà trapanare il terreno), uno dei compiti del rover americano, infatti, è quello di indagare l’ambiente per comprendere le condizioni di abitabilità per un eventuale futuro equipaggio umano che qui potrebbe costruire un primo avamposto e una prima colonia. A questo scopo, Perserverance è dotata di un dispositivo (Moxie) per ricavare ossigeno dall’atmosfera marziana, ricca di CO2. Una tecnologia che permetterà in futuro di estrarre una risorsa preziosa in situ da utilizzare anche come carburante.

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Assieme alla scienza “dura”, la missione Mars 2020 della Nasa porterà anche una novità più spettacolare. Un piccolo elicottero che, per la prima volta porterà un veicolo a sorvolare il suolo di un altro Pianeta con un volo a propulsione (invece che una discesa di atterraggio). Ingenuity (questo il suo nome, che significa “ingegno”), dovrà fare i conti con l’atmosfera molto rarefatta ma avrà dalla sua una gravità minore rispetto alla Terra. È un dimostratore tecnologico, un drone, quindi non ci si aspetta altro che qualche volo di qualche metro e per qualche centinaio di metri attorno a Perseverance. I sorvoli dureranno un minuto e mezzo. Ma sarà una prima volta e, come sottolineano dalla Nasa, sempre più a lungo del primo decollo dei fratelli Wright che durò 12 secondi.[Fonte]