letto da: 272
0 0
Tempo lettura articolo:2 Minuti, 19 Secondi

L’ultima telefonata in redazione pochi giorni fa. Giovanni Bignami, Nanni per gli amici, aveva proposto un articolo, con quel misto di competenza scientifica e humour che da sempre ne faceva un protagonista unico nel panorama della divulgazione. La sua idea suonava più o meno così: “Cercavano ET, hanno scoperto le nuvole”.

 

Voleva raccontare di quando, negli anni Novanta, Carl Sagan decise di testare gli strumenti della sonda Galielo, concepiti per captare eventuali segnali extraterrestri, puntandoli verso la Terra. Con sorpresa gli scienziati videro dei “lampi” che non avevano niente a che fare con le attività terrestri. E che sono rimasti un mistero fino a poche settimane fa. Quando finalmente si è capito che quei lampi erano frutto della luce solare riflessa da un particolare tipo di nubi, mai osservate prima, che contengono sottilissimi strati di ghiaccio.

Nanni non ha fatto in tempo a scriverlo quell’articolo. Un malore lo ha colto ieri sera a Madrid e ha fermato un’attività intellettuale, e fisica, che sembrava invece inarrestabile. Nato a Desio 73 anni fa, aveva ricoperto ruoli di grande responsabilità nella comunità scientifica. Dal 2007 al 2008 è stato presidente dell’Agenzia spaziale italiana, dal 2011 al 2015 presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica, ha diretto il maggior Centro di Studi Spaziali di Francia, Paese che gli dato la Legion d’Onore. Attualmente era presidente del consiglio di amministrazione del progetto SKA, lo Square Kilometre Array, un progetto internazionale di rilevamento di onde mediante un radiotelescopio in costruzione in Australia e Sudafrica sondare lo spazio profondo. Avrà un’apertura totale di un chilometro quadrato, opererà su un ampio spettro di frequenze e le sue dimensioni lo renderanno 50 volte più sensibile di un qualsiasi altro radiotelescopio. Era una delle sue passioni.

L’altra era la montagna, forse perché anche scalare una vetta è un modo per avvicinarsi alle stelle. Aveva fatto il militare negli Alpini e continuava ad arrampicare. Quando era in viaggio, tra una lezione universitaria e l’altra, tra una visita a un telescopio e un meeting tra scienziati, trovava il tempo di indossare gli scarponi e salire in quota.

Giovanni Bignami ha scritto una decina di libri di comunicazione scientifica, tradotti in sette lingue. Da anni collaborava con Repubblica, come editorialista scientifico e divulgatore. In Rai aveva lavorato, tra l’altro, con Piero e Alberto Angela. Gli era stato dedicato l’asteroide 6852 Nannibignami scoperto nel 1985.[da repubblica.it

Lascia un commento