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Non sappiamo se ve ne siano ora, ma quasi certamente civiltà extraterrestri tecnologicamente avanzate sono già comparse nella storia dell’Universo osservabile, prima di noi.

Lo scorso mese ben 1.284 nuovi esopianeti sono stati aggiunti ai corpi celesti scoperti da Kepler, portando a più di 3.000 il numero di mondi extrasolari conosciuti. Ma, cifre a parte, quello che molti si chiedono è…esiste una civiltà aliena su qualcuno di questi mondi?

 
Quante probabilità ci sono che l’Universo ospiti altre forme di vita tecnologicamente avanzate?

Nel 1961, Frank Drake, astrofisico dell’Accademia nazionale delle Scienze degli Stati Uniti e fondatore del SETI assieme a Carl Sagan, elaborò una celebre equazione per calcolare le possibilità di esistenza di extraterrestri “intelligenti”.

In un articolo da poco pubblicato sulla rivista Astrobiology, Adam Frank e Woodruff Sullivan, astronomi delle università di Rochester e Washington, hanno rivisto questa equazione sulla base delle più recenti scoperte di Kepler, arrivando a un’interessante conclusione: non sappiamo se al momento vi siano civiltà aliene, ma è molto verosimile che ve ne siano state prima di noi.

Gli elementi da considerare. Drake elaborò l’equazione che porta il suo nome in occasione di un convegno sulle possibilità di comunicazione interstellare. Poiché il contatto con altre forme di vita celeste dipende dal numero di civiltà avanzate presenti nella galassia, egli identificò 7 fattori da cui questo numero può dipendere. Eccoli, nell’ordine in cui vanno considerati:

#1# il numero di stelle che nascono ogni anno;

#2# la frazione di quelle stelle che ospita pianeti;

#3# il numero di pianeti la cui orbita permetta la formazione della vita (ossia che si trovano nella zona di abitabilità);

#4# il numero di pianeti, tra quello potenzialmente abitabili, sui quali si è effettivamente sviluppata la vita;

#5# la possibilità che su questi corpi celesti “abitati” si sia evoluta vita intelligente…

#6# … e abbastanza avanzata da riuscire a inviare segnali radio;

#7# infine, la durata media di vita della suddetta civiltà avanzata.

Poco da dire. L’equazione di Drake non è una legge universale, ma un (notevole) punto di partenza per guidare il ragionamento. Ecco perché per decenni, con pochissimi dati scientifici a disposizione – se si esclude l’unico noto da tempo, ossia il numero di stelle nate ogni anno – le speculazioni sull’esistenza degli alieni sono sempre state ridotte a duelli di opinione, tra pessimisti ed ottimisti.

Strumenti in più. Oggi però ben tre variabili dell’equazione di Drake sono note. Sappiamo:

#1# quante nuove stelle nascono ogni anno (nella Via Lattea, circa 7);

#2# la percentuale di stelle che ospita pianeti (quasi tutte);

#3# che il 20-25 % di questi esopianeti è nella zona di abitabilità.

I due ricercatori hanno anche riformulato la domanda di partenza per cercare di eliminare un altro fattore dell’equazione, quello sulla durata delle civiltà tecnologicamente avanzate (il punto 7 dell’elenco).

Rappresentazione di una sfera di Dyson, ipotetica megastruttura per tenere raccolta (o lontana) l’energia di una stella: una costruzione fantascientifica, per noi, che potrebbe però essere costruita con tecnologie molto più avanzate. | Science Photo Library

 

Cambiamo prospettiva. Anziché chiedersi quante civiltà aliene esistono, si sono chiesti

quali sono le probabilità che la nostra sia l’unica civiltà tecnologicamente avanzata mai esistita?

In questo modo, la variabile sulla durata (e quindi sulla possibilità di incontro) delle forme di vita diviene superflua, e restano solo tre incognite: (4) la probabilità che si sia sviluppata vita su un esopianeta, (5) che questa vita sia intelligente, (6) che sia tecnologicamente evoluta.

Non siamo i primi. Si può pensare che la probabilità che questi tre fattori si combinino sia estremamente bassa. Quello che però Frank e Sullivan hanno dimostrato è che anche se assumiamo che sia estremamente bassa, seguendo le ipotesi più pessimistiche, le possibilità che la nostra non sia la prima civiltà tecnologicamente evoluta sono invece molto alte. Perciò, la risposta al problema debitamente riformulato è…

a meno che le probabilità che si sia sviluppata una civiltà aliena su un pianeta abitabile non siano inferiori a uno su 10 miliardi di trilioni, gli umani non sono la prima forma di vita tecnologicamente evoluta ad aver abitato l’Universo osservabile.

Il conforto dei dati. In passato gli scienziati più pessimisti hanno teorizzato che vi sia una sola probabilità su 10 miliardi per pianeta di evolvere una civiltà tecnologicamente avanzata. Ebbene, pur mantenendo questo livello di pessimismo, si sarebbero evolute un trilione di civiltà con queste caratteristiche, nel corso della nostra storia cosmica.

In pratica, con le conoscenze acquisite fin qui, dubitare che prima di noi vi siano state altre civiltà avanzate appare altamente irrazionale. Questo non ci dice se ve siano ora, ma forse basta a farci sentire un po’ meno soli.[fonte]

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