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Grande 11 volte più di Giove, si è formato in troppo poco tempo e orbita a 97 miliardi di chilometri dal suo sole

Credits: Nasa

 

Si chiama HD 106906b e si trova a 300 anni luce da noi, nella costellazione della Croce. È molto giovane, visto che ha solo 13 milioni di anni: la Terra, al confronto, con i suoi 4,5 miliardi, è una veterana dello spazio. Ma questo enorme mondo alieno, circa 11 volte il nostro Giove, ha una caratteristica che lo rende davvero speciale: secondo la scienza, non dovrebbe esistere.  

E invece, eccolo lì. Lo ha “catturato” una telecamera a infrarossi montata sul telescopio Magellan, con base nel deserto di Atacama in Cile. I ricercatori hanno poi utilizzato i dati del telescopio spaziale Hubble per confermare la loro scoperta. A rendere questo esopianeta tanto singolare non è la sua taglia extralarge, niente affatto insolita nella galassia, ma la sua posizione: orbita infatti a 650 Unità Astronomiche dalla sua stella. Quindi, a circa 97 miliardi di chilometri di distanza dal suo sole.
Gli astronomi si trovano ora in difficoltà a giustificarne l’esistenza. “Nessun modello relativo ad un altro pianeta o una stella spiega completamente quello che osserviamo”, ha affermato Vanessa Bailey,  del Dipartimento di Astronomia dell’Università dell’Arizona e capo-ricercatrice in questo studio accettato dalla rivista scientifica The Astrophysical Journal Letters. Infatti, la teoria più accreditata in merito alla formazione dei corpi planetari sostiene che essi si formino progressivamente, per agglomerazione di corpi più piccoli, come ad esempio gli asteroidi.
Nel corso di milioni di anni, il pianeta acquista massa grazie ai detriti, alle polveri e a tutti gli altri residui  che vengono attratti dal suo campo gravitazionale. Ma questo meccanismo non si può applicare a HD 106906b: alla sua distanza orbitale, questo processo procede assai lentamente ed è impossibile che in così poco tempo ( 13 milioni di anni) si sia formato un gigante grande 11 volte Giove.
I ricercatori hanno allora contemplato anche una seconda ipotesi: il megapianeta  potrebbe essersi formato in breve tempo, grazie al collasso gravitazione di un grumo di materia dal disco protoplanetario dal quale si è formato anche il suo sole. Ma anche in questo caso, sembra assai improbabile: di solito, ciò avviene nelle immediate vicinanze della stella, dove il materiale abbonda e non a 650 UA, dove invece è assai rarefatto.
La terza possibilità: HD 106906b è quel che rimane di una stella che non si è accesa. “Un sistema binario si forma quando due masse di gas collassano più o meno in modo indipendente e si creano due soli, abbastanza vicini da esercitare un’attrazione reciproca e per tenersi legati l’uno nell’orbita nell’altro”, ha detto la Bailey parlando alla stampa.
 
“Forse, in questo caso, per motivi che non conosciamo, la massa originale ha perso del materiale e non è cresciuta abbastanza da innescare il processo chimico di combustione e diventare una stella.”
Ma… c’è un ma: nei sistemi binari, i due astri gemelli presentano un rapporto di massa che non supera 10 a 1, mentre nel caso di HD 106906b il rapporto è maggiore di 100 a 1.Dunque, come si è formato questo strano pianeta? La risposta della ricercatrice è disarmante. “Per ora, non lo sappiamo proprio.” Il super-Giove alieno potrebbe essere allora un pianeta errante, proveniente da un’altra zona della galassia e catturato dall’orbita di HD 106906.
Studiare questo lontano ed affascinante sistema solare potrebbe essere utile per capire la natura di questi vagabondi dello spazio per molti versi ancora misteriosi. Fino a pochi anni fa, sembravano il frutto della feconda fantasia di scrittori e ricercatori fai-da-te, ma ora si sono rivelati una presenza ingombrante. Secondo lo studio recente del giapponese Takahiro Sumi, nella Via Lattea ci sarebbero più pianeti nomadi che stelle: saremmo dunque nell’ordine di miliardi.
Una stima pazzesca, confermata – anzi, addirittura accresciuta da una successiva ricerca, compiuta da un team di astronomi del Kavli Institute for Particle Astrophysics and Cosmology della Stanford University, in California. La loro ipotesi: esisterebbero centomila corpi planetari in movimento nel cosmo per ciascuna stella presente nella nostra galassia. Cifre quasi inconcepibili.

Molti di questi esopianeti errabondi potrebbero essere stati espulsi dai propri sistemi solari. E non è escluso che un fenomeno del genere possa essere accaduto anche nel nostro sistema, che in origine poteva essere composto da un numero maggiore di pianeti. Persino abitabili.  Per quanto assurdo possa sembrare, infatti, il team americano ha contemplato la possibilità dell’esistenza di forme di vita anche negli spazi interstellari. Una forte radioattività interna o il riscaldamento tettonico e la presenza di una spessa atmosfera in grado di intrappolare gli infrarossi garantirebbero un calore sufficiente.
Lassù, nel cielo stellato, si potrebbero dunque nascondere svariati miliardi di mondi adatti alla vita, ben oltre le più rosee previsioni. Numerosissimi, eppure invisibili: essendo privi di luce propria e non avendo una stella attorno alla quale orbitano, è assai complesso individuarli con i nostri strumenti attuali. E ce ne potrebbero essere anche di vicini, più di quanto non immaginiamo. [fonte]

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