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Vi parlo di un’interessante iniziativa raccontata dal Los Angeles Times e ripresa dalla testata francese Courrier International. Nel deserto del Mojave, a una ventina di chilometri a Sud della città californiana di Baker, J.Craig Venter, 67 anni, famoso biologo molecolare ma anche uomo d’affari, si sta concentrando su un progetto che a suo dire rivoluzionerà i criteri della ricerca della vita extraterrestre. L’apparecchio che sta mettendo a punto servirà, in prima battuta, a scoprire tracce di Dna nel suolo e nelle superfici liquide di altri pianeti. “E se questo si verificasse – dice Venter – saremmo di fronte alla prova inequivocabile che non siamo soli nell’universo”. Ma non è finita. A quel punto, infatti, si potrebbero aprire scenari vasti e interessanti: quelle informazioni, tanto per dire, potrebbero essere teletrasmesse sulla Terra e girate a gruppi di scienziati in grado di riprodurre copie di quelle forme di vita in laboratori di massima sicurezza. “Per certi aspetti, è come se ‘facessimo dei fax’ degli extratterrestri e li impiantassimo qui da noi in strutture adeguate”. Il procedimento potrebbe anche funzionare al contrario, grazie a un “superbatterio” (resistente ai raggi cosmici e alle temperature estreme) che diventerebbe il traghettatore della vita: “Potremmo ad esempio rendere abitabile Marte”, conclude lo staff del biologo. L’idea può apparire molto fantasiosa, ma in realtà ha già attirato l’attenzione del centro ricerche Ames della Nasa, nella Silicon Valley. La possibilità di costruire un apparecchio che si posi su Marte o su uno dei satelliti di Saturno e che sia in grado di analizzare dei campioni senza tornare sulla Terra, equivarebbe a risparmiare una caterva di soldi. E annullerebbe il rischio di trasportare sul nostro pianeta potenziali agenti patogeni. “La prossima missione su Marte – dice Simon Pete Worden, direttore dell’Ames –  è prevista per il 2020: potrebbe benissimo essere dotata di questa tecnologia”. In effetti, sembra davvero un uovo di Colombo.

(Qui di seguito trovate il link dell’articolo del Courrier International: marziani (cliccare una prima volta, poi ricliccare sempre su “marziani”, che si aprirà in altra finestra. Credit per la foto: www.salon.com) [fonte]

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