Nei giorni scorsi, l’aeronautica messicana ha annunciato in conferenza stampa di aver identificato con una telecamera infrarossa 11 oggetti volanti di identificazione incerta: UFO, insomma. Che cosa c’è di vero?
In passato tutte le identificazione di ufo si sono rivelate messinscena o effetti ottici o fenomeni atmosferici oppure oggetti volanti prodotti dall’uomo e utilizzati in missioni segrete. È probabile quindi che anche in questo caso i corpi identificati ricadano in una di queste categorie.
Questo non significa che si debba escludere l’esistenza di altre forme di vita nell’universo. Da anni sappiamo che il nostro sole è una stella media, molto comune nella nostra Galassia. E sappiamo anche la nostra Galassia è solo una delle centinaia di galassie nell’universo.
Nel corso degli ultimi anni, poi, sono stati identificati almeno 100 pianeti che orbitano intorno a stelle diverse dal sole, e oggi siamo piuttosto sicuri che la nascita di una stella sia accompagnata dalla nascita di pianeti.
Finora, a dire il vero, i pianeti osservati sono pianeti giganti, di dimensioni paragonabili a Giove, sui quali forme di vita simili a quelle evolute sulla Terra sarebbero impossibili, come minimo per le condizioni di gravità imposte dall’enorme massa del pianeta stesso. Per sperare di trovare la vita, occorre cercare pianeti simili alla Terra: sarà il compito delle missioni Corot e Darwin che l’ESA sta progettando per i prossimi anni.
Ma in teoria la vita potrebbe essersi sviluppata anche su pianeti molto diversi dalla Terra. Perché limitarsi a cercare la vita su pianeti simili al nostro che orbitano intorno a stelle simili al Sole? Non è presunzione?
Si cercano forme di vita come la nostra per due motivi principali: il primo è che potremmo non essere in grado di riconoscere una forma di vita essenzialmente diversa da quella che già conosciamo e che si basa sui quei composti chimici che si chiamano “organici” e su catene di atomi di carbonio. Il secondo motivo è una conseguenza del primo: lo sviluppo della vita su un pianeta è legata al tipo di luce che il pianeta riceve dalla stella intorno a cui orbita.
L’atmosfera di un pianeta nato simile alla Terra, per esempio, ma che orbitasse intorno a una stella blu, caratterizzata quindi da un’intensa emissione di raggi X e gamma, sarebbe spazzata via in pochi milioni di anni: e senza atmosfera la superficie del pianeta sarebbe sterilizzata dalla radiazione energetica della stella.
Ma per capire quanto è delicata l’interazione tra un pianeta e la sua stella, si tenga presente che ancora oggi variazioni nelle caratteristiche superficiali del Sole possono influenzare il clima terrestre.
Per esempio è stato osservato che il clima particolarmente rigido registrato nel corso dell’800 a livello globale è stato accompagnato da una scomparsa temporanea del ciclo delle macchie solari, che ha un andamento regolare con un periodo di circa 11 anni.
Ma perché si ritiene che il nostro sole sia una stella molto comune nell’universo?
Il nostro sole è la stella a noi più vicina, quindi storicamente è stata la stella più studiata, a partire dalle osservazioni di Galileo delle macchie solari nel 1610. In generale oggi si ritiene di aver capito piuttosto bene come funziona il sole, ed è anche sulla base di queste conoscenze che è stato possibile interpretare le caratteristiche delle stelle “normali” che vediamo nell’universo. Se il nostro sole non fosse simile alle stelle che osserviamo, non riusciremmo a spiegare una grandissima quantità di misure di varia natura. E invece l’evoluzione stellare è uno dei campi dell’astrofisica di maggior successo.
L’analisi del Sole e il suo studio teorico e osservativi è stato
preziosissimo, perché ci ha rivelato un volto del Sole inaccessibile con
altri mezzi: la fusione nucleare che illumina il Sole, per esempio, ha
luogo nella parte più interna della nostra stella a una temperatura di
circa 14-15 milioni di gradi e una densità circa cento volte quella
dell’acqua.Naturalmente, la vicinanza del sole ci ha permesso di
studiarlo da vicino, scoprendo moltissime caratteristiche di dettaglio,
ed è proprio su queste caratteristiche, fino a poco tempo fa del tutto
inosservabili su altre stelle, a causa della distanza, che il nostro
sole potrebbe differire da altri. Del resto, visto da vicino nessuno è
normale!Negli ultimi anni i satelliti SOHO e Ulysses, entrambi
missioni congiunte ESA/NASA, hanno dedicato le loro osservazioni proprio
a questi aspetti, studiando il sole non solo attraverso la luce
visibile che emette, ma anche attraverso la luce in ultravioletto e nei
raggi X, quest’ultima legata al ciclo delle macchie solari che
menzionavo prima.E quel che più è importante, appena qualche
giorno fa, il satellite dell’ESA XMM-Newton ha identificato un ciclo
analogo in una stella simile al sole lontana circa 90 anni-luce. E la
prima volta che si dimostra, in una stella diversa dal sole,
l’associazione tra ciclo delle macchie solari e ciclo dell’emissione X.
AL’astronomia X è uno dei campi più recenti dell’astrofisica E proprio a uno dei padri dell’astrofisica moderna, Giuseppe Occhialini, viene dedicato un planetario costruito in una splendida villa del ‘700, la Villa del Balì, nelle Marche. Per quando l’inaugurazione?
L’inaugurazione, patrocinata fra gli altri anche dall’ESA, è per il pomeriggio di sabato 15 maggio, presso la Villa del Balì, a Saltara (PU). Vi parteciperà, fra gli altri, anche l’italiano Umberto Guidoni, astronauta del corpo europeo e primo europeo a salire a bordo della Stazione Spaziale.
Ma il vero protagonista sarà naturalmente il museo, che ha tra i suoi principi base lo sviluppo della massima interattività e coinvolgimento del visitatore: “toccare per capire”, ma anche capire per divertirsi.
L’ESA ha molto gradito l’intitolazione del planetario della Villa del Balì a Giuseppe Occhialini, che più volte ha sfiorato il Premio Nobel per le sue ricerche in fisica e astrofisica.
Del resto l’astrofisica moderna è figlia dell’era spaziale e continua a dare molte soddisfazioni all’agenzia europea: attualmente sono in corso le missioni XMM-Newton e Integral, ma altri telescopi spaziali, come Xeus, per esempio, sono allo studio per un lancio negli anni a venire.
In questo stesso periodo, coerentemente con lo sforzo per la diffusione della cultura scientifica, l’ESA sta partecipando anche alla Fiera dello Spazio di Berlino, dove fra le altre cose si può visitare un “tunnel solare” in cui le immagini del sole prese da SOHO la fanno da padrone.[Fonte]