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The waning moon is seen at the sky over Frankfurt, Germany, early Monday, Oct. 5, 2020. (AP Photo/Michael Probst)

La conferma da due studi, uno della Nasa e il secondo dell’Università del Colorado. Il telescopio volante Sofia rileva in modo certo la presenza della molecola H2O sul nostro satellite

L’acqua sulla Luna c’è per davvero e potrebbe essere più accessibile del previsto: la svolta per le future missioni umane arriva da due studi pubblicati su Nature. Il primo, coordinato dalla Nasa, dimostra la scoperta inequivocabile della ‘firma’ della molecola di acqua (H2O), rilevata per la prima volta sulla Luna dal telescopio volante Sofia. Il secondo studio, condotto dall’Università del Colorado, stima invece che oltre 40.000 chilometri quadrati di superficie lunare potrebbero intrappolare acqua sotto forma di ghiaccio in piccole cavità ombreggiate.

Ricerche precedenti avevano indicato la possibile presenza di acqua sulla superficie lunare, soprattutto vicino al polo Sud, ma gli strumenti usati per le rilevazioni non permettevano di distinguere se il segnale derivasse dalla molecola d’acqua H2O o dall’idrossile (OH) legato ai minerali. Il telescopio Sofia, montato a bordo di un Boeing 747, ha risolto il mistero analizzando lo spettro della Luna a una lunghezza d’onda di 6 nanometri a cui l’acqua non può più essere confusa con altro.

“Aver visto la firma spettrale della molecola d’acqua è un grande passo avanti, perché ci permette finalmente di risolvere una questione aperta da anni”, commenta Enrico Flamini, presidente della Scuola Internazionale di Ricerche per le Scienze Planetarie (IRSPS) presso l’Università di Chieti-Pescara.

I risultati delle analisi dimostrano che a latitudini più meridionali l’acqua è presente in abbondanza (circa 100-400 parti per milione), probabilmente sequestrata in matrici vetrose o rocciose. “Questo ci dice che la Luna potrebbe essere meno arida del previsto – aggiunge Flamini – ma non è ancora possibile stabilire quanta acqua ci sia e quanta sia utilizzabile: di certo questa scoperta ci aiuterà a pianificare meglio le future missioni”.

Più ottimisti i ricercatori dell’Università del Colorado, che col loro studio ipotizzano la presenza diffusa di ‘trappole’ d’acqua sulla superficie lunare: “Se avessimo ragione – afferma Paul Hayne – l’acqua potrebbe essere più accessibile per ottenere acqua potabile, carburante per i razzi, tutto ciò per cui la Nasa ha bisogno di acqua”. Gli autori dicono che questo potrebbe significare che circa 40.000 chilometri quadrati della superficie lunare hanno la capacità di intrappolare l’acqua. Sono stati in grado di ricostruire le dimensioni e la distribuzione di questi piccoli crateri usando immagini ad alta risoluzione e misure di temperatura lunare prese dal Lunar Reconnaissance Orbiter della Nasa.

Questi microcristalli sono distribuiti su entrambi i poli e dovrebbero essere tanto freddi – intorno ai -160 gradi Celsius – quanto le più grandi cavità lunari su scala chilometrica, ha detto Hayne. E ce ne sono “decine di miliardi”, ha aggiunto Hayne, rispetto a qualche centinaio di trappole fredde più grandi. Gli scienziati sperano che i campioni di queste trappole fredde possano dirci di più su come la Luna — e persino la Terra — abbia ottenuto la sua acqua, fornendo forse – ha concluso Hayne – la prova dell’acqua trasportata dagli asteroidi, dalle comete e dal vento solare. Ma presentano anche una potenziale risorsa pratica per gli astronauti, sia sulla Luna che per una missione umana su Marte.

La Nasa, che prevede di stabilire una stazione spaziale nell’orbita lunare chiamata Gateway, prevede che il ghiaccio scavato dal polo sud della Luna possa un giorno fornire acqua potabile e ipotizza che si possano anche dividere le molecole per fare carburante per razzi per un viaggio successivo

La scoperta della presenza di acqua sulla superficie illuminata della #Luna da parte della #Nasa è di grande rilevanza per la missione #Artemis. La possibilità di estrarla e utilizzarla sarebbe un volano prezioso per il programma di esplorazione: l’Italia è fiera di farne parte. https://t.co/pIN9IchiW2

— Riccardo Fraccaro (@riccardo_fra) October 26, 2020

“La scoperta della presenza di acqua sulla superficie illuminata della Luna da parte della Nasa – ha commentato su Twitter il sottosegretario alla Presidenza con delega allo spazio, Riccardo Fraccaro – è di grande rilevanza per la missione Artemis. La possibilità di estrarla e utilizzarla sarebbe un volano prezioso per il programma di esplorazione: l’Italia è fiera di farne parte” [Fonte]