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Non sono un pericolo immediato, un eventuale impatto arriverebbe non prima del 2131. Una rete neuronale allenata su oggetti virtuali li ha ‘smascherati’ ma all’Ia serve ancora allenamento per prevedere futuri impatti

Là fuori ci sono 11 asteroidi che potrebbero colpire la Terra. La cattiva notizia è che nessuno, nemmeno la Nasa, li considerava pericolosi. Quella buona è che il primo (eventuale) schianto dovrebbe avvenire nel 2131, l’ultimo nel 2923. C’è tempo per pensare a una soluzione. Ironia a parte, il settore della protezione planetaria da minacce esterne è uno dei campi in cui l’intelligenza artificiale potrebbe fare la differenza. Gli asteroidi infatti sono milioni, e prevedere con accuratezza tutte le orbite, valutare tutte le variabili e le influenze gravitazionali, sono calcoli che non si fanno con carta e matita o una calcolatrice scientifica.

I ricercatori dell’università olandese di Leiden hanno pensato di allenare una rete neuronale a scovare possibili minacce nel Sistema solare. Ne hanno trovate, appunto, 11: asteroidi con un diametro superiore a 100 metri che passeranno piuttosto vicino al nostro Pianeta, una distanza pari a dieci volte quella che separa la Terra dalla Luna.

Avanti e indietro nel tempo

Il metodo usato è tutt’altro che semplice ed è inverso al ‘normale’ studio della previsione delle orbite. Sul supercomputer dell’Università di Leiden, Alice, hanno fatto ‘girare’ la rete neuronale che hanno chiamato Hoi (che sta per Hazardous object identifier ma in olandese significa anche “ciao”) e hanno spinto il tasto FFW, avanti veloce fino diecimila anni nel futuro. Poi hanno riavvolto il nastro all’indietro, facendo partire asteroidi ‘virtuali’ come se avessero impattato la Terra. E ne hanno studiato la distribuzione delle orbite alla data odierna.

In questo modo “hanno acquisito un database di asteroidi ipotetici che i ricercatori sapevano che avrebbero colpito la Terra” si legge sulla press release dell’Università di Leiden. E su questo set di dati la rete neuronale si è allenata. Siamo ancora nel campo del virtuale. Per arrivare al reale è bastato confrontare il database delle orbite virtuali con quelle di reali asteroidi ed è arrivato il responso. Ben 11 asteroidi dunque che non figuravano nella ‘lista nera’ della Nasa e del Minor planet center, potrebbero essere da tenere d’occhio.

Hoi è stato testato anche sugli oggetti già presenti nel database Nasa come “potenzialmente pericolosi”, riuscendone a identificare il 90,99 per cento. Un buon risultato, pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics, ma si può fare meglio: “Ora sappiamo che il nostro metodo funziona, ma ovviamente ci piacerebbe investigare più a fondo con una rete neuronale migliore e con più dati. La parte più complicata è che anche piccole perturbazioni ai calcoli delle orbite possono portare a grandi differenze nelle conclusioni” spiegano i ricercatori.

Soprattutto con tempi molto lunghi, altissime velocità come quelle dei corpi celesti e grandissime distanze, una piccola perturbazione dell’orbita o uno scontro con un altro oggetto possono fare la differenza tra un impatto sfiorato e l’apocalisse. La speranza, concludono gli autori dello studio, è che in futuro una rete neuronale ben addestrata possa essere usata per rilevare oggetti potenzialmente pericolosi. Un metodo “molto più veloce di quelli tradizionali che le organizzazioni spaziali utilizzano oggi. Avvisando dell’arrivo di un asteroide in collisione con la Terra con anticipo possono pensare a una strategia per prevenire l’impatto”.[Fonte]