Hera è la prima missione spaziale per studiare strategie di difesa planetaria contro gli asteroidi. Analizzerà gli effetti dell’impatto di una sonda su un asteroide.
L’autore di fantascienza Larry Niven scrisse che “i dinosauri si sono estinti perché non avevano un programma spaziale”. Ora, per la prima volta, una missione spaziale studierà la possibilità di difenderci (noi umani) proprio dagli asteroidi, modificandone la traiettoria. Si tratta della missione Europea Hera, già presentata da Brian May all’ultimo Asteroid Day. Hera analizzerà l’effetto dello schianto dalla sonda DART della NASA su un asteroide.
Che coppia.
L’asteroide in questione fa parte del sistema Didymos (nome greco per “doppio”, “gemello”), che si compone di due oggetti da 780 e 160 metri di diametro. La sonda DART (un acronimo che forma la parola inglese che significa “dardo”) colpirà infatti il più piccolo dei due, chiamato Didymoon, alla notevole velocità di 6.6 km/s (23mila km/h!). In altre parole si tratta di un proiettile equipaggiato con un motore ionico e due pannelli solari srotolabili da 8,6 per 2,3 metri. Partirà a bordo del razzo Falcon 9 di SpaceX nell’estate del 2021 e impiegherà poco più di un anno per intercettare Didymoon.
A bordo di DART, ci sarà LICIA (Light Italian CubeSat for Imaging of Asteroid), un piccolo satellite italiano che verrà espulso prima di raggiungere la coppia di asteroidi. Documenterà lo schianto e analizzerà i detriti che verranno prodotti e scagliati dall’impatto della sonda NASA. E il satellite Hera? Non vedrà in diretta lo “spettacolo”, perché arriverà da quelle parti più avanti, soltanto nel 2026. Il suo compito sarà innanzitutto quello di misurare gli effetti dello scontro sull’orbita di Didymoon: quanto risulteranno modificati i parametri orbitali?
Difesa planetaria.
Ma Hera ha anche un secondo obiettivo: scoprire la composizione interna dell’asteroide. In questo compito sarà aiutata da due piccoli satelliti che viaggeranno con lei, ma che si separeranno per avvicinarsi agli asteroidi fino a toccarli. Tutti i dati ricavati da questa missione saranno di importanza vitale nel caso in cui un asteroide dovesse trovarsi in rotta di collisione col nostro Pianeta, unico luogo – a oggi – in cui l’umanità può sopravvivere. [Fonte]