Secondo le previsioni, le sonde Voyager si spegneranno nel 2025, ma alla NASA stanno cercando di allungare la loro vita operativa adottando soluzioni a cui non avevano mai pensato.
Nel freddo spazio interstellare. Essendo ormai fuori dal Sistema Solare, le Voyager non possono più contare sul Sole per “riscaldarsi”, e il freddo è pericoloso, perché temperature troppo basse possono mandare in tilt il sistema elettrico. Lo strumento che rileva i raggi cosmici (il CRS, cosmic ray subsystem) ha raggiunto la temperatura record di -59 °C, una condizione per la quale non era stato nemmeno testato.
Sempre peggio. Questa situazione estrema è causata da un “vizio” del generatore di energia a radioisotopi: il decadimento del plutonio 238 genera energia, ma, a lungo andare, c’è (naturalmente) meno plutonio a produrre energia. Ora siamo al 60% della piena potenza.
Per evitare un collasso, alla NASA hanno a malincuore deciso di spegnere il CRS e ridistribuire le risorse ad altri strumenti, come quelli che rilevano i campi magnetici, il plasma interstellare e le particelle cosmiche. Ma la disponibilità di energia si ridurrà ancora, e probabilmente in futuro altri strumenti dovranno essere sacrificati.
L’asso nella manica. La Voyager 2 accusa inoltre un malfunzionamento ai propulsori che ne controllano l’assetto, cioè il suo orientamento, che dev’essere estremamente preciso per comunicare con la lontana Terra. Come per la Voyager 1, gli ingegneri della NASA hanno per adesso compensato riattivando brevemente i propulsori di manovra, progettati per correggere la rotta della sonda, che furono usati l’ultima volta per l’unico incontro ravvicinato con Nettuno, mai più finora ripetuto, nel 1989. [Fonte]