La Crew Dragon decollerà la mattina del 2 marzo alla volta della Iss. È il debutto del nuovo sistema di trasporto (privato) nello spazio della compagnia fondata da Elon Musk. Assieme a quella della Boeing garantirà il futuro accesso all’orbita ad americani ed europei
SULLA storica rampa di lancio 39A del Kennedy Space center, in Florida, il Falcon 9 della SpaceX attende il countdown per decollare. Da quella stessa piattaforma partirono gli astronauti che misero piede sulla Luna e gli Space Shuttle. Da lì l’America riparte per ritrovare l’accesso allo spazio per i suoi astronauti (e con loro quelli europei) dopo aver mandato “in pensione” gli stessi Shuttle. Quando in Italia saranno le 8.49 del mattino, il due marzo, il vettore della compagnia privata di Elon Musk porterà in orbita la nuova navetta per il volo umano, la Crew Dragon, che farà rotta verso la Stazione spaziale internazionale. La diretta streaming dell’evento sarà trasmessa sui siti di Nasa e SpaceX.
La prima dopo lo Shuttle
A bordo della Crew Dragon non ci saranno astronauti, non questa volta. Su uno dei sette sedili è già sistemato, cinture allacciate, Ripley, il manichino passeggero unico di questo viaggio di inaugurazione. Su di sé ha sensori per monitorare le sollecitazioni durante tutto il viaggio, fino al laboratorio orbitante e ritorno. Prende il nome dalla dottoressa Ellen Ripley, la protagonista di “Alien” impersonata da Sigourney Weaver.
Questa missione (Demo-1) è dunque il test per la prima navetta americana progettata per il volo umano dal 2011, quando da Cape Canaveral decollò l’Atlantis, fu l’ultimo viaggio di uno Shuttle. Da allora, per portare astronauti avanti e indietro dalla Iss, l’America e l’Europa si devono affidare alla Russia, che ha il monopolio del trasporto spaziale di persone. Per questo la Nasa, nel 2010, ha dato il via al Commercial crew program: affidare alle aziende private (SpaceX e Boeing) lo sviluppo di nuovi mezzi di trasporto per il volo spaziale.
Oltre a essere un mezzo ormai datato, lo Shuttle aveva dei costi non indifferenti: “Lo Shuttle aveva questo problema: portava carichi, quindi era un cargo, ma a bordo c’erano anche persone – spiega Gabriele Mascetti, responsabile dell’unità Volo umano e migrogravità dell’Asi – come cargo era dispendioso perché necessitava di controlli molto più stringenti per il fatto che trasportava anche gli astronauti. E come navetta per trasporto umano aveva un peso enorme perché trasportava anche carichi”. E per volare nello spazio, il costo si paga a chilo.
Il viaggio oltre le nuvole
Il ‘Liftoff’ della missione Demo-1 è previsto quando in Florida sarà
ancora notte fonda: le 2.49 del mattino. La capsula, in testa a un razzo
Falcon 9, si dirigerà verso la Stazione spaziale internazionale e
attraccherà dopo 27 ore di viaggio circa, attorno a mezzogiorno ora
italiana del 3 marzo. Dieci minuti dopo il decollo è previsto il rientro
del primo stadio del razzo sulla piattaforma nell’oceano Atlantico “Of
course I still love you”, una manovra ormai ben rodata che non stupisce
quasi più.
Secondo quanto riporta l’azienda, l’aggancio alla Iss avverrà in maniera
autonoma, e così si sgancerà, dopo cinque giorni, per il rientro.
Cinque ore circa per arrivare a tuffarsi nell’Atlantico, con una fase di
‘deorbit’ che durerà circa 35-40 minuti.
Il taxi americano per gli europei
Ma la Crew Dragon non servirà solo agli americani. Anche gli astronauti europei, italiani compresi, avranno un biglietto sul nuovo taxi per lo spazio, come aveva anticipato Samantha Cristoforetti a Repubblica: “Gli astronauti europei, quindi anche quelli italiani, volano su una quota che spetta all’Agenzia spaziale europea in base al contributo fornito alla Iss – specifica Mascetti – e l’Asi, tra l’altro, è l’unica che ha un doppio accesso, sia tramite l’Esa che direttamente tramite la Nasa. I nostri astronauti, quindi, voleranno in futuro sui veicoli privati americani”.
Il nuovo trasporto rappresenta un passo verso l’indipendenza da parte dell’Occidente per l’accesso allo spazio da parte degli astronauti, un settore strategico ormai fondamentale: “Quando finirà il monopolio russo gli americani non dovranno più pagare i posti a bordo della Soyuz un risparmio non da poco” continua Mascetti. Un ‘biglietto’ sulla navetta russa costa 75 milioni di dollari alla Nasa, comprarlo da SpaceX o Boeing farebbe risparmiare quasi venti milioni ad astronauta.
La Nasa ha presentato ad agosto 2018 gli equipaggi che per primi voleranno a bordo delle navicelle private. Se SpaceX dimostrerà di poter trasportare sulla Iss e riportare a terra gli astronauti in tutta sicurezza, il prossimo passo sarà la prima missione con equipaggio (Demo-2), prevista, passato il primo test, a luglio 2019. Nel frattempo anche Boeing si prepara al debutto. La capsula CST-100 Starliner dovrebbe decollare il primo aprile senza equipaggio e ad agosto con astronauti a bordo. [Fonte]