I calcoli del Caltech su Nature: i laghi sotterranei del pianeta rosso potrebbero ospitare microganismi e spugne, soprattutto ai Poli, dove gli italiani hanno scoperto un oceano a una profondità di un chilometro e mezzo.
Marte è un pianeta povero di ossigeno, nella sua atmosfera. Ma la molecola potrebbe essere disciolta nell’acqua in quantità sufficienti a consentire la respirazione – e quindi la vita – di microrganismi o addirittura di spugne. Lo ha calcolato un gruppo di astrobiologi americani del Caltech. Le loro conclusioni sono pubblicate su Nature Geoscience. Di ossigeno potrebbero essere ricchi soprattutto i laghi sotterranei situati ai poli. Esattamente come quello scoperto a luglio dai ricercatori italiani grazie al radar Marsis, montato sulla sonda europea Mars Express
I ricercatori non sono ovviamenti scesi nei laghi sotterranei di Marte per trovare l’ossigeno. Hanno calcolato la sua ipotetica concentrazione in base alle caratteristiche chimiche e fisiche delle “brine” di Marte. Il termine inglese “brine” indica in realtà una soluzione di acqua e diversi tipi di sali che si trova nel sottosuolo di molte regioni del pianeta rosso, a diverse pressioni e temperature. Il freddo dei poli, in base ai calcoli del Caltech, aumenterebbe la possibilità che l’ossigeno si ritrovi disciolto nei diversi oceani che i radar hanno osservato nel sottosuolo di Marte.
Sulla Terra l’atmosfera è ricca di ossigeno grazie alla fotosintesi. Questo non avviene su Marte, che ha un’atmosfera molto povera della molecola che consente la respirazione. La sua concentrazione raggiunge appena lo 0,14 per cento contro il 21 per cento della Terra. La superficie del pianeta rosso, poi, è continuamente spazzata da una radiazione cosmica incompatibile con la vita. Nulla esclude però che l’ossigeno in forma molecolare (con due atomi uniti insieme) esista disciolto nell’acqua. Potrebbe esservi arrivato dall’atmosfera attraverso le fessure del suolo.
Il processo sarebbe avvenuto lentamente, vista la presenza scarsa nell’aria del gas. Questo spiegherebbe come mai i rover che hanno esplorato il pianeta rosso hanno trovato in passato tracce di rocce ossidate. In particolare, a suscitare la curiosità dei ricercatori nel 2014 era stato l’ossido di manganese, un elemento che – a differenza del ferro, la cui forma “arrugginita” dà al pianeta il tipico colore rossastro – si ossida con difficoltà. Se l’ipotesi avanzata su Nature Geoscience fosse vera, confinerebbe comunque la possibile vita ai laghi più vicini alla superficie.
Fino a ieri ipotizzare la vita su Marte voleva dire immaginare dei microrganismi capaci di nutrirsi di idrogeno, anziché di ossigeno. Oggi si apre la prospettiva che gli eventuali esseri viventi del pianeta rosso siano simili a quelli terrestri. Addirittura, nelle “brine” sotterranee potrebbero trovarsi animali molto semplici come le spugne. Ma si tratterebbe di forme di vita peculiari: capaci di sopportare tassi di salinità molto elevati e temperature bassissime. D’inverno infatti su Marte il termometro arriva a 140 gradi sotto zero.[fonte]