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Su questi mondi rocciosi che orbitano attorno alla stella ad appena 40 anni luce da noi, cresce la speranza che esista anche un’atmosfera che, almeno per alcuni, potrebbe significare condizioni adatte all’esistenza di forme di vita. Grazie ai dati raccolti ora sappiamo di più sulla loro massa e composizione

(Credits: spacetelescope.org)
(Credits: spacetelescope.org)

C’E’ tanta acqua sui pianeti attorno alla debole Trappist-1, la stella ad appena 40 anni luce da noi, che ospita un sistema solare composto da almeno sette esopianeti. Qualcuno forse ne ha molta di più di quella che abbiamo sulla Terra. Grazie agli occhi del Very large telescope dell’Eso (lo European southern observatory in Cile) e del telescopio spaziale Hubble e Spitzer della Nasa, ora sappiamo molto di più sulla massa e composizione dell’atmosfera di questi mondi, in fondo non così lontani.



I RISULTATI DELL’OSSERVAZIONE
Innanzi tutto una conferma: sono tutti pianeti rocciosi, condizione indispensabile per avere una superficie. Un nutrito team internazionale di scienziati ha analizzato le osservazioni fatte nei due anni dalla scoperta del sistema planetario e pubblicato le conclusioni in uno studio sulla rivista Astronomy & Astrophysics.

GHIACCIO E VAPORE
Più che sorprendere, i dati hanno portato altre conferme. Per esempio sulla presenza di acqua. I pianeti più interni, quindi più vicini alla stella e più caldi, potrebbero avere atmosfere dense di vapore e molto più spesse della nostra. Uno di essi potrebbe essere fatto addirittura di acqua per il 5%, e avere 250 volte l’acqua che c’è in tutti gli oceani della Terra. Quelli più esterni invece, e più freddi, è più probabile che abbiano superfici ghiacciate. Il quarto come distanza potrebbe essere quello più simile a casa nostra. Sembra essere il più roccioso e potrebbe sostenere acqua liquida in superficie per via della sua distanza ‘giusta’ dalla stella, una nana rossa poco brillante e piuttosto fredda.

·I CALCOLI SULLA MASSA
“I pianeti di Trappist-1 sono così vicini l’uno all’altro che interferiscono tra di loro per effetto della gravità – spiega Simon Grimm, prima firma dello studio – così che il momento in cui passano di fronte alla stella si sposta leggermente. Lo spostamento dipende dalla massa dei pianeti, dalla loro distanza e da altri parametri orbitali. Con un modello numerico al computer simuliamo le orbite dei pianeti finché i transiti calcolati non sono in accordo con i valori osservati. Da qui deriviamo le masse dei vari pianeti”.

Per avere la giusta temperatura, che serve a mantenere acqua liquida attorno a una stella così fredda, però, un pianeta deve starle parecchio vicino, molto di più di quanto Mercurio non lo sia con il Sole.

·I TELESCOPI DEL FUTURO
Il problema dell’atmosfera dunque è il punto centrale. Perché stelle nane rosse come Trappist-1 sono le più numerose nell’Universo. Statisticamente dunque sono quelle che ospitano la maggior parte dei pianeti. Però hanno un’indole piuttosto ‘turbolenta’, sono molto attive e le loro intemperanze, sotto forma di bombardamenti di radiazioni, potrebbero spazzare via l’eventuale atmosfera di un pianeta che gira loro attorno, con un’orbita stretta, proprio come i sette di Trappist. Anche se è ancora presto per trarre le conclusioni che ci aspettiamo e riuscire a dire se, in quelle atmosfere così lontane, potremmo respirare anche noi. Per questo bisognerà aspettare telescopi più evoluti del ‘vecchio’ e glorioso Hubble, come lo Space Webb space telescope, che sarà lanciato nel 2020 dalla Nasa.[fonte]

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