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UNA FOTO SCATTATA DURANTE LA MISSIONE GEMINI IV CON L’OGGETTO MISTERIOSO

Gli astronauti e gli Ufo. Ne abbiamo parlato nell’ultimo articolo pubblicato sul blog, citando un lungo elenco di incontri ravvicinati con strani oggetti e di fenomeni inspiegabili che hanno avuto come testimoni proprio i protagonisti dell’esplorazione spaziale. Tra loro, anche James McDivitt, comandante della quarta missione Gemini lanciata dalla NASA il 3 giugno 1965- che vide e fotografò qualcosa di anomalo. Solo ora, però, a distanza di oltre 50 anni, quelle immagini sono pubbliche, anche se  destano qualche perplessità.

L’allora maggiore McDivitt, oggi 88enne generale di brigata in pensione,  ha vissuto quella insolita esperienza a bordo della capsula spaziale che portava, insieme a lui, Edward White.

Durante un’orbita attorno alla Terra, mentre il collega dormiva,  all’improvviso un oggetto si interpose tra la Gemini e il nostro pianeta, all’altezza delle isole Hawaii.

Lo comunicò subito al centro di controllo a terra, denominato “Capsule Comunicator” o CapCom. Ecco cosa disse: «Ho appena visto qualcos’altro qui con me, ma proprio mentre mi avvicinavo per prendere una buona foto il sole si è messo nel mezzo e l’ho perso… Quell’oggetto aveva un grosso braccio che gli usciva fuori. L’ho visto appena per un minuto. Ho fatto un paio di foto con la telecamera e una con la Hasselblad; ma eravamo in deriva libera, prima di poter riprendere il controllo sono slittato via e non l’ho più visto».

In seguito, ebbe modo più volte di raccontare l’episodio alla stampa. In una occasione, ha spiegato: «Volavo con Ed White.

Dormiva in quel momento, quindi non ho nessuno che possa convalidare la mia storia. Eravamo alla deriva nello spazio con i motori di controllo arrestati e tutta la strumentazione in off, quando all’improvviso un oggetto è apparso nel finestrino. Aveva una forma molto precisa: era un oggetto cilindrico bianco».

Gli rimase bene impresso nella memoria: lo descrisse come “una lattina di birra con una matita conficcata che gli spuntava da un angolo”. La “matita” doveva essere  un qualche tipo di strumentazione meccanica. «Aveva un lungo braccio che sporgeva sul lato. Non so dire se era un oggetto molto piccolo vicinissimo a noi o uno molto ampio ad una vasta distanza. Non c’era niente lì per confrontare le misure, davvero non so quanto fosse grande», ha proseguito.

L’UFO FOTOGRAFATO DA MCDIVITT

« C’erano le nostre due macchine fotografiche che galleggiavano nella navicella, così ne ho presa una e ho scattato delle foto, poi ho afferrato l’altra e ho scattato ancora.

A quel punto però ho lasciato le macchine e mi sono messo al pannello di comando, ho acceso i sistemi di controllo del razzo perché avevo paura che avremmo potuto colpire quell’oggetto: eravamo alla deriva, non avevo neppure idea di dove stessimo andando. Come ho preso il controllo della navetta, siamo saliti un po’ e ci siamo trovati il sole in faccia, splendeva sulla finestra della navicella. Il parabrezza era sporco, proprio come in un’automobile, non si riusciva vedere.

Così, dato che avevo di nuovo il controllo dei motori del razzo, ho spostato la navicella, in modo da girare nuovamente il finestrino verso la zona al buio, ma  l’oggetto era sparito.

Più tardi ho chiamato il CapCom e ho detto loro quello che era successo. Sono andati a controllare i loro registri sui detriti spaziali che volavano in giro, ma non siamo mai stati in grado di identificare quell’oggetto.

La pellicola al ritorno venne spedita alla NASA e analizzata da alcuni tecnici cinematografici dell’ente spaziale. Ma l’immagine che hanno deciso di rendere pubblica non era affatto dell’oggetto che vidi, era solo un riflesso del sole sul vetro». Solo adesso le foto originali sarebbero emerse e sono state mostrate da DiscloseTv. In esse, appare un oggetto di forma allungata, ma non propriamente cilindrica, argento e nero, senza bracci o protuberanze visibili.

Decisamente un po’ diverso da come McDivitt ha descritto il suo “UFO”.

Termine, va detto, che l’ex astronauta non ha mai usato. Ha sempre sostenuto, infatti, che probabilmente l’oggetto misterioso da lui avvistato nell’atmosfera terrestre poteva essere un satellite segreto.

Di sicuro, non si trattava di parti del razzo utilizzato per portare in orbita la Gemini, come aveva sostenuto il debunker Philip Klass: secondo lui, era una sezione ormai esausta del missile Titan II. Klass ne ottenne una foto dal NORAD, il Comando di Difesa Aerospaziale del Nord America, e la inviò a McDivitt, chiedendogli se poteva corrispondere a quanto aveva visto.

Ma lui negò cordialmente scrivendogli: «Ho rapidamente identificato l’oggetto nella fotografia come il secondo stadio del razzo Titan che ci ha lanciato…Sono sicuro che non è una fotografia dell’oggetto che ho descritto molte volte e che molte persone definiscono l’UFO del Gemini IV…»

Un mistero persino per il  “Rapporto Condon” –  lo studio sul fenomeno OVNI realizzato da un gruppo di scienziati coordinati dal fisico Edward Condon  tra il 1965 e il 1968- che lo annoverò tra i pochissimi avvistamenti ritenuti inspiegabili. Le foto diffuse nei giorni scorsi, però, più che chiarire, sembrano rendere ancora più intricata la vicenda. Sono davvero quelle scattate in quel lontano giugno di 53 anni fa da James McDivitt? Cosa raffigurano? Un semplice detrito o qualcosa di molto più grande? Qualunque cosa sia, l’oggetto sembra molto diverso da un satellite artificiale degli anni ’60 e sembra piuttosto ricordare il cosiddetto “Black Knight”, il “Cavaliere Nero”, un presunto satellite di origine sconosciuta di cui si vocifera- senza alcuna prova- dalla metà degli anni ’50. In ogni caso, queste foto non mancheranno di alimentare nuove dispute tra scettici ed ufologi.[fonte]

 

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