Dopo essere stato 230 giorni nello spazio l’astronauta Leroy Chiao dice la sua per quanto riguarda gli alieni.
Sempre più spesso, persone di un certo livello e di una certa attendibilità affrontano il tema UFO e alieni, che per quanto delicato possa essere, suscita gran interesse a livello mondiale.
Con i social e la perenne connessione ad internet che l’umanità ha a sua disposizione, si è in grado di essere in contatto con il mondo 24 ore al giorno, ed è possibile vedere i numerosi video di avvistamenti UFO che vengono postati quotidianamente.
È chiaro che moltissime sono bufale che girano in rete, quindi è vitale riuscire a selezionare accuratamente la fonte di tali informazioni.Però se a parlare di vita aliena è un astronauta che è rimasto in orbita per 230 giorni, il giudizio assume una piega radicalmente diversa.
L’astronauta Leroy Chaio, con all’attivo quattro missioni spaziali, commenta la scoperta dell’ultimo pianeta molto simile alla Terra, che si trova proprio dietro l’angolo a circa 4 anni luce, Proxima b. Questa scoperta per Chaio è eccezionale e conferma ciò che lui ha sempre ritenuto essere vero, ossia, che nell’Universo non siamo soli.
«Credo che ci sia vita in tutto l’Universo, e che sia arrogante pensare il contrario. Dobbiamo inoltre fare i conti con il fatto che prima o poi la vita sul nostro pianeta si estinguerà e, al contrario di molti dei miei colleghi, non credo affatto che la tecnologia possa salvarci», ha affermato l’astronauta.
Chaio è convinto del fatto che la vita finisca in alcuni luoghi e inizi in altri, e questo è sicuramente già accaduto e continuerà ad accadere. Sicuramente, con la tecnologia attuale, è impossibile cogliere questi aspetti date le enormi distanze e il nostro tempo limitato.
Mentre al SETI sono quasi convinti di trovare una civiltà aliena nei prossimi vent’anni, la NASA per la prima volta in assoluto testerà il tanto discusso EM DRIVE nello spazio.
Se si riuscissero ad abbattere i confini dello spazio con una tecnologia innovativa, dove le distanze e il combustibile non sarebbero più un problema, si potrebbe concretizzare il pensiero di visitare pianeti potenzialmente abitabili (e abitati).[fonte]