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Quanti sono i pianeti potenzialmente abitabili della Via Lattea? Probabilmente,  centinaia di miliardi. Una cifra stratosferica, frutto delle osservazioni di Kepler, dei calcoli statistici e di una legge della astronomia. Lo affermano i ricercatori dell’Università Nazionale Australiana e dell’Istituto Niels Bohr di Copenaghen in un articolo pubblicato dalla rivista Monthly Notices della Royal Astronomical Society.

La striscia bianca della Via Lattea che solca il cielo notturno è formata dalle stelle del disco della Galassia in cui ci troviamo.

Ad esempio, in direzione della costellazione del Sagittario si trova il centro della nostra Galassia (Credits: Astronomy Picture of the Day, 4 gennaio 2008) (di Massimiliano Razzano)

Per ora, il telescopio orbitante della NASA ha già scoperto migliaia di esopianeti, quasi tutti appartenenti a sistemi planetari complessi. Ovvero, di norma in orbita attorno agli astri analizzati compaiono più mondi alieni. I più semplici da individuare sono quelli più massivi, come i giganti gassosi o le Superterre, che spesso però si trovano in una posizione non ideale per la vita: troppo vicini alla loro stella (dunque, bollenti) o troppo lontani (quindi, ghiacciati). Ma potrebbero esserci altri pianeti- non ancora avvistati- proprio nel punto giusto, nelle cosiddette Fasce di Abitabilità.

A dirlo, è una legge ipotizzata nel XVIII secolo dall’astronomo tedesco Johan Daniel Tietz, latinizzato in Titius, e formalizzata dal collega Johan Elert Bode. La formula empirica permette di ricavare la posizione dei pianeti rispetto al Sole sulla base di una progressione numerica. In sostanza, la legge prevede una costante all’interno del sistema solare: il rapporto tra il periodo orbitale del primo e del secondo pianeta è uguale al rapporto tra il secondo e il terzo pianeta e così via.

Quindi, conoscendo l’orbita di un pianeta, è possibile conoscere le orbite degli altri compagni e sapere dove si trovano rispetto alla stella ospite. Ma si può anche stabilire se nella sequenza manca qualcosa. Ad esempio, proprio dove risultava un’assenza imprevista- a 2,8 Unità astronomiche dal Sole- è stato individuato il pianeta nano Cerere e più o meno dove doveva trovarsi rispetto alla prevista progressione numerica gli astronomi hanno trovato Urano.
Anche se molti, ormai, ritengono la formula Titius-Bode solo una curiosa coincidenza priva di dimostrazioni scientifiche e non sempre calzante- come prova il Nettuno, che si discosta di molto dal valore ipotizzato dalla legge- l’equipe di ricercatori ha deciso di utilizzarla per studiare le potenziali posizioni planetarie in 151 sistemi scoperti da Kepler con almeno 3 mondi alieni.

“In 124 di questi sistemi planetari, le legge di Titius-Bode collima con la reale posizione dei pianeti già noti. Quindi, l’abbiamo usata per tentare di prevedere se ne esistano altri non ancora osservati direttamente. Abbiamo preso in considerazione però solo quelli per i quali abbiamo buone probabilità di individuazione grazie al telescopio Kepler”, ha spiegato Steffen Jacobsen, dottorando di Astrofisica dell’Istituto Niels Bohr.

Hanno così collocato gli esopianeti nelle posizioni orbitali secondo lo schema risultante dalla progressione della formula empirica. Poi, hanno provato a “riempire” gli spazi vuoti con i pianeti mancanti che la legge prevede, inserendoli tra quelli già scoperti e aggiungendone uno al di là di quelli più esterni. In questo modo, hanno ipotizzato la presenza di altri 228 mondi alieni nei 151 sistemi solari.

“Poi abbiamo formato una lista prioritaria con 77 pianeti sui quali concentrare le ricerche, perchè c’è un’alta probabilità che transitando davanti alla loro stella siano catturati da Kepler. E se li troviamo, è la dimostrazione che la nostra teoria funziona”, ha continuato Jacobsen. Molti di questi ipotetici mondi ancora da verificare si trovano nella Fascia di Abitabilità, l’area attorno ad una stella dove le temperature sono tali da consentire all’acqua di non evaporare e di non ghiacciare. Ma queste zone non sono fisse: dipendono ovviamente dalla grandezza e dalla luminosità dell’astro.

Secondo dunque i calcoli di questi studiosi, ogni sistema solare alieno ha da 1 a 3 pianeti nella propria Fascia di Abitabilità. In altri 31 sistemi planetari, nei quali sono già stati effettivamente individuati da Kepler dei mondi in orbita nella posizione più adatta alla vita, la media è di 2. Dunque, un valore confermato. “Sulla base delle statistiche e delle indicazioni che possediamo, per una buona percentuale tali pianeti dovrebbero essere rocciosi e quindi potrebbero anche avere acqua allo stato liquido ed ospitare la vita”, ha concluso il ricercatore danese.

Estendendo i calcoli effettuati per ora su qualche decina di stelle agli svariati miliardi che risplendono nella nostra galassia, ecco spuntare quella cifra – davvero astronomica- di potenziali copie della Terra, quanto meno per posizione, temperatura e struttura: centinaia di miliardi. Se anche solo l’1 per cento di questi mondi alieni fosse davvero abitabile, sarebbe comunque un numero impressionante. E la Via Lattea è solo una tra miliardi e miliardi di galassie. Le probabilità che esista vita intelligente nel cosmo si moltiplicano a dismisura.[fonte]

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