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Secondo i dati oltre l’orbita di Nettuno risiederebbero almeno due corpi celesti solidi grandi il doppio della Terra

Quanti sono i pianeti del nostro sistema? Gli astronomi non lo sanno ancora di preciso. Oltre l’orbita di Nettuno, il gigante gassoso con un diametro quattro volte quello della Terra e una massa quindici volte superiore situato ai confini del Sistema Solare (a trenta volte la distanza tra noi e la nostra stella), ci sarebbero almeno altri due pianeti: solidi, ghiacciati e molto grandi.

Forse più del doppio del nostro. Addirittura potrebbe esisterne un terzo dal diametro dieci volte quello terrestre.

Lo dicono i dati elaborati da super computer alla Complutense University di Madrid (UCM)e all’Università di Cambridge (Regno unito).

Gli scienziati sono giunti a queste conclusioni analizzando le orbite degli oggetti trans-nettuniani, pianeti nani rocciosi tutti molto più piccoli della Luna. Questi corpi celesti, tra cui nel 2006 è stato inserito d’ufficio anche Plutone (considerato fino ad allora l’ultimo pianeta del Sistema Solare), si trovano appunto molto al di là dell’orbita di Nettuno e finora ne sono stati scoperti una dozzina, con dimensioni tra i cinquecento e i duemila chilometri.

Ma qualcosa non torna. Secondo la teoria i pianeti nani trans-nettuniani dovrebbero stare in orbite piane in un raggio di non oltre centocinquanta unità astronomiche (l’unità astronomica è la distanza media tra la Terra e il Sole, cioè cento quarantanove milioni di chilometri, indicata come UA). Invece si trovano ben oltre, fino a cinquecentoventicinque UA e percorrono orbite molto inclinate.

Nell’immagine: tutti i pianeti-nani (Plutone incluso) e le loro lune scoperti finora oltre l’orbita di Nettuno

 

“Questi parametri orbitali così anomali suggeriscono che ci sia una forza misteriosa che agisce su di loro e la spiegazione più probabile è che oltre Plutone ci siano altri pianeti molto massicci in grado di perturbare con la loro gravità le orbite di questi pianetini” afferma Carlos de la Fuente Marcos, ricercatore alla UCM e tra gli autori di due articoli pubblicati a gennaio di quest’anno che sostengono l’esistenza di nuovi pianeti nel Sistema Solare.

“Ancora non sappiamo quanti siano, ma dai nostri calcoli si evince la presenza di almeno due corpi rocciosi grandi più della Terra” aggiunge l’astronomo.

Ma se sono così massicci, perché finora non sono stati osservati? A quelle distanze, parliamo di decine di miliardi di chilometri, il Sole appare come un piccolo puntino luminoso e la sua luce riflessa dai presunti nuovi pianeti è quindi troppo debole per essere catturata dai telecopi, a meno di sapere esattamente dove guardare, ma ancora non disponiamo di questa informazione.

Sembra paradossale eppure è così: con i super telescopi si riesce a vedere a migliaia di anni luce, ma non vicino a noi.

Le conclusioni degli studi di de la Fuente Marcos e colleghi sembrano in contrasto con le teorie sulla formazione del sistema solare che non prevedono altri pianeti così lontani. Ma recenti osservazioni del radiotelescopio Alma hanno individuato attorno a una stella simile al sole un disco di formazione planetaria oltre le 150 UA.

E come prova del nove a sostegno che c’è qualcosa che perturba l’orbita degli oggetti trans-nettuniani, gli scienziati hanno dimostrato che lo stesso meccanismo (detto effetto Kozai) funziona per la cometa 96P/Machholz1 sotto l’influenza di Giove.

C’è di più. Secondo questo modello, ora sperimentalmente verificato, l’orbita del piccolo pianeta 2012 VP113 (500 km di diametro) scoperto l’anno scorso nella Nube di Oort (la cintura di asteroidi che circonda il nostro sistema e da dove provengono le comete di lungo periodo) sarebbe perturbato da un colosso spaziale: una super-Terra larga dieci volte il nostro pianeta.

La sonda New Horizon, lanciata dalla Nasa per studiare Plutone, sta arrivando in questi giorni vicino alla sua mèta. Forse sarà in grado di osservare qualcosa che ancora non vediamo e di confermare l’esistenza di altri pianeti.[fonte]

 

 

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