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Nel settembre 2013 era stato annunciato che nell’atmosfera di Marte il metano (che rappresenta una prova indiretta della possibile presenza di vita sul Pianeta rosso) era quasi assente; ora, nuovi dati raccolti dal rover Curiosity mostrano però il contrario: sono stati rivelati due picchi di metano e la presenza di altre molecole organiche.

Dunque, su Marte il metano c’è e non dovrebbe essere una novità: questo idrocarburo elementare è presente in diversi corpi celesti del sistema solare.

La molecola organica, CH4, può avere origine infatti, sia da attività vulcanica, sia geofisica, sia biologica. Potrebbe anche essere emessa da criovulcani come accade, ad esempio, su Titano, la luna di Saturno.

Il dato interessante che la NASA fornisce attraverso i dati raccolti dalla sonda Curiosity nel cratere di Gale è che vi sono dei picchi di concentrazione (circa dieci volte la media su Marte, ma cento volte inferiori a quelli che si riscontrano sulla Terra) che potrebbero restringere il campo delle possibili origini, escludendo quella vulcanica, dato che il cratere di Gale non ha avuto nel passato attività di tal genere.

Quindi le ipotesi sarebbero due: attività geofisica o attività biologica. Gli scienziati sono però molto cauti e in nessun caso pronunciano o lasciano intendere che il metano riscontrato possa essere legato in qualche modo alla presenza di forme di vita attuali o passate.

“È solo la misurazione di un singolo punto, per cui è troppo presto per arrivare a conclusioni”, ha detto Paul Mahaffy del Nasa Goddard Space Flight Center di Greenbelt (Maryland).

Pur riducendo a due le ipotesi, geofisica o biologica, la concentrazione di produzione del metano rimane ancora un mistero che alla fine unisce il pianeta Marte alla cometa 67/P recentemente visitata dalla sonda europea Rosetta. In entrambi questi corpi celesti sono state riscontrate molecole organiche, ora si tratta di capire la loro origine.

Infatti, oltre al metano sono state rinvenute altre molecole organiche durante le perforazioni nelle argille del cratere Gale, dove nell’agosto 2012 è atterrato il rover Curiosity. Tra queste alcune contengono atomi di cloro come clorobenzene e diversi dicloroalcani come dicloroetano, dicloropropano e diclorobutano.

Il clorobenzene sulla Terra non è una sostanza che si trova in natura, ma viene utilizzata in insetticidi, vernici e industria della gomma, stesso discorso per il dicloropropano, che è classificato come cancerogeno.

Come si sono formati? Secondo i ricercatori, nelle argille in realtà c’erano altri composti che, una volta riscaldati a 875 gradi per essere analizzati dagli strumenti di Curiosity, hanno dato origine per reazione chimica ai composti riscontrati.

Per stabilire se il metano è di origine organica o geologica sarebbe necessaria un’analisi degli isotopi del carbonio. Un elevato rapporto di carbonio-12 sarebbe un segnale importante di origine organica. Peccato che la quantità di metano trovata su Marte da Curiosity sia troppo bassa per poter eseguire un’analisi così sofisticata con gli strumenti di bordo. Comunque i risultati – a detta dei ricercatori – lasciano una porta aperta alla scoperta di forme di vita.

 

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