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Gli strumenti del rover hanno rilevato variazioni di metano atmosferico e tracce di altro materiale organico

C’è vita su Marte? Per fornire una risposta all’atavico interrogativo che l’uomo si pone da secoli, la Nasa ha spedito sul pianeta rosso nel 2012 il rover Curiosity che ha forse centrato il suo principale obiettivo: trovare tracce di attività biologica e materia organica.

A discapito delle analisi iniziali, che escludevano qualsiasi presenza di vita passata o presente, ora il piccolo robot-laboratorio ha trovato prove che potrebbero dimostrare il contrario.

Lo strumento Sample Analysis at Mars (SAM) a bordo diCuriosity infatti ha misurato periodiche variazioni di metano nell’atmosfera di Marte, rilevando per quattro volte nell’arco di venti mesi un aumento della concentrazione di gas di ben dieci volte superiore alla media, che poi è scesa a livelli normali, come confermano gli scienziati dall’analisi dei dati raccolti con un articolo sull’ultimo numero di Science.

La presenza del metano, che sulla Terra può essere prodotto dalla decomposizione di sostanze organiche, non è di per sé la prova dell’esistenza di vita (si trova abbondantemente anche su altri corpi celesti del Sistema Solare come Titano, la maggiore Luna di Saturno).

Ma le repentine alterazioni della sua concentrazione, che è andata su e giù ciclicamente raggiungendo due picchi a fine 2013 e nei primi mesi di quest’anno, implicano l’esistenza di una sorgente attiva in grado di rilasciare questo gas all’interno del cratere Gale, il luogo dove Curiosity ha letteralmente annusato l’atmosfera alla ricerca proprio di elementi chimici di natura organica.

Dunque da cosa è stato prodotto il metano trovato dal rover e cosa ne causa le fluttuazioni atmosferiche? Gli scienziati per il momento ci vanno cauti, spiegando che l’origine potrebbe essere di natura geologica, provocata da reazioni chimiche dovute a interazioni tra i materiali contenuti nelle rocce del sottosuolo.

Oppure il metano potrebbe essere stato trasportato all’interno del cratere Gale dai venti marziani. Ma anche in questo caso c’è da capire quale sia allora la sorgente e dove si trovi, dato che questo gas ha un tempo di vita medio inferiore ai trecento anni. E allora potrebbe davvero essere prodotto da agenti biologici, forse dall’attività di microrganismi o batteri. Gli studiosi sono alquanto scettici su quest’ultima ipotesi, ma altri indizi raccolti da Curiosity potrebbero confermare la presenza di altre molecole organiche nel suolo del pianeta. Si tratta di composti a base organica, trovati nelle polveri estratte nella perforazione di una roccia chiamata “Cumberland”.

 

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Il materiale, analizzato il loco all’interno dello strumento SAM, ha mostrato evidenti tracce di molecole che contengono carbonio e idrogeno, i mattoni fondamentali della vita. Anche in questo caso, però, gli scienziati ci vanno coi piedi di piombo.

“Potrebbero essere residui di materia organica trasportati dalla Terra tramite il rover stesso, oppure provenire da meteoriti cadute sul suolo marziano” dice John Grotzinger, Curiosity project scientist al California Institute of Technology di Pasadena.

“È molto difficile capire se il materiale organico sia effettivamente di origine marziana” spiega lo scienziato “perché la presenza di perclorati nel suolo del pianeta rosso può alterare la composizione chimica dei campioni durante le analisi all’interno dello strumento SAM quando vengono scaldati per studiarli”.

Prossimo passo sarà trovare altre rocce sul monte Sharp, la montagna all’interno del cratere dove attualmente si trova Curiosity, che “possano fornirci un altro campionario di composti organici” afferma Roger Summons del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge.

Un altro studio, sempre comparso su Science di questa settimana e basato sui dati raccolti da Curiosity, conferma la passata presenza di acqua su Marte nel cosiddetto periodo Esperiano, l’era geologica del pianeta rosso compresa tra i 3,7 e tre miliardi di anni fa, quando il clima era più caldo e umido.

La misura della quantità degli isotopi dell’idrogeno contenuti nelle rocce analizzate dallo strumento SAM hanno rivelato che il deuterio (atomo di idrogeno con un neutrone in più) è tre volte più abbondante rispetto a quello contenuto nell’acqua degli oceani terrestri.

Poiché il deuterio è più pesante dell’idrogeno, impiega più tempo a sfuggire alla forza di gravità e a librarsi nello spazio: la maggior quantità di questo elemento rispetto a quanto ipotizzato suggerisce che durante l’Esperiano su Marte c’era mota più acqua di quanto stimato finora.

Un altro fondamentale indizio che testimonia che in passato il pianeta possa aver ospitato la vita. E che forse qualche traccia è ancora presente. Aspettiamo le prossime analisi di Curiosity per saperne di più.[fonte]

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