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Sarebbe nascosta in Vaticano la macchina del tempo inventata da padre Pellegrino Ernetti

Padre Ernetti: musicologo, esorcista, scienziato

 e inventore del Cronovisore

 

La notizia ha del sensazionale: in Vaticano verrebbe tenuta gelosamente nascosta una macchina capace di vedere il passato, attraverso una sorta di televisore. Uno strumento scientifico portentoso e fantastico, che potrebbe divenire pericoloso per l’intera umanità: il “cronovisore”, così si chiama la scoperta, captando gli eventi del passato, li farebbe vedere come si sono realmente svolti, svelando anche rischiosi segreti. La macchina sarebbe stata inventata da un ricercatore italiano, padre Pellegrino Alfredo Maria Ernetti, monaco benedettino, conosciutissimo esorcista, musicologo di fama internazionale e scienziato, vissuto a Venezia, nel convento benedettino dell’isola di San Giorgio Maggiore, dove è morto otto anni fa, nel 1994.

A rivelare la scoperta è un libro “bomba” appena pubblicato in Francia, a Parigi, dalle Edizioni Albin Michel: “Le noveau mystère du Vatican” (Il nuovo mistero del Vaticano”) del teologo francese padre Francois Brune. Brune è un personaggio assai noto in Francia: professore di teologia, ha pubblicato libri di notevole impegno, accolti sempre con grande interesse anche dalla stampa laica. Il suo nome, come quello della casa editrice, sono una garanzia di serietà scientifica e per questo il volume che ha dedicato al cronovisore ha riaperto congetture e discussioni infuocate, diventando una miscela esplosiva.

Della sconvolgente apparecchiatura aveva già parlato intorno agli anni ’70 lo stesso padre Ernetti in numerose interviste e pubblicazioni, e ai suoi allievi di prepolifonia al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia. La scoperta aveva suscitato un putiferio. Da una parte c’erano infatti sostenitori entusiasti: se era possibile rivedere il passato, la macchina avrebbe sciolto definitivamente tutti i dubbi restanti su eventi fondamentali che avevano cambiato la storia del mondo.
Dall’altra c’erano le persone spaventate: il cronovisore poteva rivelarsi uno strumento pericoloso per carpire segreti e mettere a rischio la sicurezza dell’umanità.
Le discussioni non finivano mai ed erano soprattutto gli uomini di Chiesa i più coinvolti.

Poi improvvisamente il benedettino si trincerò in un rigoroso silenzio, spiegando che aveva ricevuto ordini in proposito dal Vaticano, l’interesse andò lentamente scemando e dopo qualche anno della “macchina del tempo” non si parlò più.
Il libro di padre Brune rivela fatti inediti, retroscena incredibili, dettagli sconcertanti, indica nomi di personalità al di sopra di ogni sospetto, di scienziati famosi, indica date, circostanze precise, riporta documenti straordinari, lunghe conversazioni con padre Ernetti e il tutto, cucito insieme, diventa una valanga documentale cui è difficile fare opposizione.
Il volume dimostra con dovizia di prove che il cronovisore è realmente esistito, anche se l’argomento è, a detta dello stesso autore, ai limiti della fantascienza.
Negli anni ’60 un gruppo di scienziati, tra cui padre Pellegrino, sarebbe riuscito a captare le onde visive e sonore del passato concreto ter­restre, con una macchina che sa­rebbe in grado di ricostruire non solo i fatti e i detti della vita di cia­scuno, ma addi­rittura la storia.

La scoperta parte da un principio di alta fisica: ciascuno dì noi, a mano a mano che passano i secondi, nelle ore, nei giorni, nei mesi e negli anni della vita presente, lascia dietro di sé come una doppia scia, “visiva e sonora”, poiché ogni uomo altro non è che energia visiva e sonora. «Tutta la nostra ”fisionomia” -spiega Ernetti nel saggio “Bibbia, teologia; magia e scienza” del 1987- è energia visiva che si sprigiona da noi, dalla nostra epidermide, e tutte le parole che noi diciamo sono energia sonora. Ora, ogni energia, una volta emessa, non si distrugge più semmai si trasforma, però resta eterna nello spazio aereo.

Occorrono strumenti che captino queste energie e le ricostruiscano in maniera tale da ridarci la persona o l’evento storico ricercato: quindi noi avremo tutto il presente nel tempo e nello spazio». Con il cronovisore, racconta Brune, il gruppo di scienziati guidato dal monaco benedettino fece ricerche dapprima su Mussolini, poi su Napoleone, quindi passò ad avvenimenti dell’età romana e assistette alla rappresentazione di alcune famose tragedie. Di una di queste, scritta da Quinto Ennio, che si intitolava “Thiestes” della quale si conosceva solo qualche breve citazione, trascrisse l’intero testo come venne recitato a Roma nel 169 a.C., durante i giochi pubblici in onore di Apollo. Padre Ernetti raccontò a padre Brune di aver visto anche tutto lo svolgimento della Passione, della morte e della Resurrezione di Cristo.

Nel suo libro Brune afferma che la macchina, composta da tre gruppi di elementi, si trova “sequestrata” in Vaticano. Padre Ernetti, spaventato dall’importanza incredibile della sua scoperta, si era confidato con i propri superiori e con le autorità vaticane C’era stata una riunione segreta con il papa e poi, di comune accordo, la macchina era stata ritirata e nascosta in Vaticano. A padre Ernetti era stato imposto di non fare più pubbliche dichiarazioni su quell’argomento, ma non gli era stato proibito di parlarne con gli amici in privato. E così aveva confidato tutto all’amico teologo francese.

Chi scrive ha conosciuto personalmente padre Ernetti, era un sacerdote dotato di grande carisma e umanità. Una persona semplice e onesta, tutta dedita ai sudi studi sulla prepolifonia, sulla pneumofonia e all’attività di esorcista della diocesi di Venezia, carica che ha ricoperto per quasi trent’anni. Non mi ha mai parlato della macchina del tempo. Del resto oggi nessuno ne sa più niente e tutta la vicenda ha assunto un aspetto davvero misterioso. Forse il volume di Brune porterà finalmente alla luce la realtà.

Padre Francois Brune

 ALLA RICERCA DEL CRONOVISORE, DAL LIBRO  “Le NOUVEAU MYSTERE du VATICAN”di Padre Francois Brune

Una macchina in grado di osservare gli eventi del passato che appaiono in forma olografica in un piccolo spazio cubico. Questa la scoperta attribuita al monaco benedettino Padre Pellegrino Ernetti insieme a 12 scienziati, fra cui Enrico Fermi e Padre Agostino Gemelli fondatore dell’Università cattolica di Milano, nei primi anni ’50 del secolo scorso. Una notizia che era entrata nell’oblio se non fosse per un libro di Peter Krassa nel marzo del 2000 e di Padre Francois Brune nel febbraio di quest’anno che accendono i riflettori su una vicenda ancora avvolta nel mistero e che coinvolgerebbe anche il Vaticano.

Una recensione “sui generis” del libro in francese “Il nuovo mistero del vaticano” di Padre Francois Brune , un teologo molto conosciuto in Francia, edito dalla Albin Michel di Parigi che ce lo ha inviato alla fine di agosto.

Anno 2002, verso la fine del mese di Luglio. Ricevo una telefonata da un amico del Veneto. Conoscendo i miei interessi di ricercatore, l’amico mi comunica che rimbalzano sui giornali veneti notizie di un libro su Padre Pellegrino Ernetti, scritto da Padre Francois Brune, edito dalla Albin Michel di Parigi dal titolo stimolante: “Le Nouveau mystere du Vatican”.

Già, Padre Ernetti.
Intorno al 1997, con altri ricercatori, stavo raccogliendo informazioni su persone dotate della capacità di visione a distanza e della visione temporale.

Naturalmente eravamo interessati anche alle apparecchiature che avrebbero potuto rendere possibile osservare e registrare eventi di luoghi lontani nel tempo e nello spazio.

In questo contesto, mi ero anche documentato sulle ricerche molto particolari di Giuseppe Calligaris (13).
Il Prof. Calligaris aveva scoperto che, sollecitando alcuni precisi punti del corpo umano, si potevano rivivere non solo eventi del passato personale, ma anche eventi storici non direttamente riconducibili alle esperienze personali.

Fra i ricercatori, in questo campo di frontiera, ero venuto a conoscenza delle ricerche di Padre Pellegrino Ernetti.
Il monaco benedettino, nei decenni trascorsi, era stato trascinato al pesante onore della cronaca perché ritenuto ideatore e costruttore, con altri scienziati, di un apparecchio che sarebbe stato in grado di osservare e registrare eventi del passato. Feci ricerche su di lui per poterlo incontrare.

Seppi che, essendo monaco Benedettino, viveva presso il monastero benedettino dell’isola di San Giorgio maggiore a Venezia, dove era morto nell’aprile del 1994.

Nominato dal Ministero della Pubblica Istruzione, era stato anche insegnante di Prepolifonia, unica cattedra in Italia istituita nel 1955, presso il conservatorio Benedetto Marcello di Venezia.

Coinvolgendo due amici trovai il modo di recarmi con loro a Venezia con l’obiettivo di parlare con qualche suo confratello nel monastero. Era, infatti, mia intenzione sapere se esistessero, sulla questione della macchina del tempo poi chiamata cronovisore, documenti o appunti di cui si fosse potuto prendere visione.

Ci accompagnò al Monastero una giornalista del Gazzettino di Venezia che conosceva bene Padre Ernetti e ne aveva una grande stima; ma non sapeva nulla sulle ricerche scientifiche del Padre benedettino riguardanti la macchina del tempo. Giunti al Monastero, fummo accolti, con molta disponibilità, da un confratello di Padre Ernetti.

Il Padre benedettino ci condusse in quello che ci presentò come lo studio dello stesso Padre Ernetti, dove conversammo a lungo.

Lo studio di padre Ernetti si trovava vicino alla porta d’entrata del Convento, ritengo, a causa della sua attività pubblica prima e di esorcista poi.

Il Padre benedettino mise delicatamente in dubbio che questo gran chiasso, intorno a Padre Ernetti potesse, alla fine, avere un fondo di verità.

Com’era nel programma, chiedemmo di avere maggiori informazioni sull’argomento e di prendere visione di documenti scientifici lasciati da Padre Ernetti sulla sua macchina del tempo, ormai mondialmente famosa.
Il Padre rispose che non poteva esserci d’aiuto perché presso il monastero non esistevano incartamenti sulle “ipotetiche” ricerche di Padre Ernetti.

D’altra parte, capimmo che non eravamo i soli ad aver varcato la soglia del Convento attratti da queste notizie.
Esposi quanto avevo letto su un’intervista rilasciata da Padre Ernetti alla Domenica del Corriere, pubblicata il 2 maggio 1972, di cui mi ero procurato una copia.

Il Padre negò che quanto apparso su quell’articolo potesse avere un qualunque concreto riscontro scientifico.
E così, consapevoli del “giro” a vuoto, ci accomiatammo.

Ma cosa diceva quest’articolo pubblicato nel 1972 per scatenare l’interesse generale, oltre che il nostro, a quasi trent’anni di distanza.

Diceva, attraverso un non nominato signor X, che la macchina inventata da padre Ernetti, insieme ad un gruppo di 12 fisici, sarebbe stata in grado di fotografare il volto di Cristo mentre era ancora vivo sulla croce. Non solo ma, creando il massimo di rimbombo giornalistico, presentava un’immagine di Cristo, in molti punti combaciante, si dichiarava, con la Sacra Sindone. Un’immagine che il Signor X, e non Padre Ernetti, dichiarava proveniente da questa macchina del tempo che dunque esisteva e funzionava.

Il volto di Cristo che sarebbe apparso sul cronovisore

 

Ma com’era fatta questa macchina, come funzionava e con quali principi?

Dalla lettura dell’intervista della Domenica del Corriere n. 18 del 2 maggio 1972, che chi vuole può leggersi integralmente fra i documenti presenti in appendice (1), estraggo le seguenti risposte direttamente provenienti da Padre Ernetti:

– la macchina è formata da una serie di antenne per permettere la sintonizzazione delle singole voci ed immagini.

– la procedura di funzionamento della macchina è la stessa utilizzata dagli astronomi che, calcolando gli anni-luce, riescono a ricostruire l’aspetto di una stella spentasi da migliaia di anni.

– il sistema di funzionamento si basa sul principio di fisica, comunemente accettato, secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono, ma si trasformano e restano eterne ed onnipresenti intorno alla terra; quindi possono essere ricostruite, come ogni energia, in quanto esse sono energia.

– il suono e la luce sono energie

– la luce può trasformarsi in suono e viceversa.

– Il suono, una volta emesso, inizia un processo di disgregazione in altri tipi di onde sonore che l’orecchio umano non è in grado di udire.

– Dal suono disgregato si può tornare al suono originario, così come dalla materia disgregata si può ricostruire la sua forma originaria, secondo i principi della teoria atomica.

Tutto parte dallo studio dei suoni attraverso l’analisi dell’oscillografia elettronica.
Ogni essere umano lascia dietro di sé una doppia scia, una sonora e una visiva, esse sono uniche, come sono uniche le impronte digitali.

Nell’intervista si parla anche della registrazione originale, con la macchina del tempo, di un’antica opera teatrale attribuita a Quinto Ennio dal titolo “il Thyeste” che fu rappresentata nel 169 a.c. presso il tempio di Apollo, che si trovava fra il Foro e il Circo Flaminio. In questo modo l’intera opera venne ricostruita.
Tutte queste dichiarazioni sono attribuite, dal Giornalista Vincenzo Maddaloni, sempre al Signor X e non a Padre Ernetti che, sia pure sollecitato, non risponde.

Inoltre, Padre Ernetti, nell’intervista, considera la sua invenzione pericolosa perché potrebbe mettere in pericolo la libertà di parola, di azione e di pensiero. Infatti, dichiara che, con la sua macchina, si può captare anche il pensiero, essendo il pensiero stesso un’emissione di energia. Sarebbe quindi possibile, e questo viene considerato pericolosissimo, conoscere sia il pensiero del vicino di casa che il pensiero di un avversario.
Padre Ernetti, però, precisa che i suoi studi non hanno nulla a che vedere con la parapsicologia o con la metapsichica e, tanto meno, possono essere equiparati con gli studi che cercano di dare una spiegazione a tutto ciò che è voce, suoni o figure provenienti dall’aldilà.

Nel primo capitolo del libro di Padre Brune intitolato “Papà aiutami” Padre Ernetti racconta delle prime esperienze registrate nel laboratorio fisica sperimentale di Padre Gemelli, presso l’Università Cattolica di Milano, riguardanti le voci provenienti dal cosiddetto aldilà, ma anche della costruzione del cronovisore.

Padre Gemelli aveva l’abitudine di fronte a qualche difficoltà di dire “Ah! Papà aiutami”. Un giorno, era il 17 settembre 1952, dopo l’ennesima esclamazione di Padre gemelli, sul magnetofono si registrò la voce del papà di Padre Gemelli che diceva: “Ma certo che ti aiuto, io sono sempre con te”.

Il primo istinto di Padre Gemelli fu di spegnere l’apparecchio ma Padre Ernetti lo convinse a riaccenderlo per verificare quanto avevano ascoltato. Riudirono la voce che Padre Gemelli riconosceva come quella di suo padre che aggiungeva: “Ma si, zuccone, non vedi che sono proprio io?”.
Il termine “Zuccone” era proprio il termine usato dal padre di Gemelli mentre era in vita nel rivolgersi in alcune occasioni al figlio ancora bambino.

Da questo episodio Padre Gemelli, che era anche specialista in fisica quantica, iniziò, con Padre Ernetti, una serie di ricerche nel campo della fisica applicata per andare a fondo delle possibilità che si aprivano.
Occorre anche tenere presente che Padre Gemelli era, in quegli anni, presidente dell’accademia scientifica pontificia. Incarico che Padre Gemelli utilizzò per ottenere, insieme a Padre Ernetti, un’udienza riservata con Pio XII il quale spinse i due a studiare accuratamente la questione.

Padre Ernetti, utilizzando la sua cattedra presso il conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, inizia a lavorare sul progetto del visore temporale, avvalendosi della collaborazione di una dozzina di scienziati fra cui Fermi e Werner Von Braun.
Il visore viene, alla fine, messo a punto e appaiono le immagini ed i suoni dell’evento del passato al centro di un piccolo spazio; appaiono in bianco e nero e come ologrammi, tridimensionali.
Tutte le esperienze vengono filmate.

Attraverso un regolatore di onde, per tentativi, si cercava di prendere contatto con le onde specifiche del personaggio su cui si voleva sviluppare la ricerca.
Mussolini, Napoleone, Cicerone. I mercati di Traiano a Roma, (Probabilmente questa macchina, se esistente, veniva portata sul posto dove doveva richiamare l’evento del passato, nota mia)
Naturalmente, essendo prete, Padre Pellegrino vuole rivedere la passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo.

Tutto viene filmato. Siamo negli anni ’50.
Ma torniamo al 1972.
Dopo qualche tempo, sulla fotografia del Cristo, pubblicata dalla Domenica del Corriere, nasce una feroce polemica.
La polemica è innescata nel n. 17 del Giornale dei Misteri. In questo numero, nella rubrica di corrispondenza curata da Sergio Conti, viene pubblicata una lettera di un lettore del GdM che accusa Padre Ernetti di mistificazione.

In questa lettera, che trovate in appendice (2), un lettore di Roma scrive una lettera aperta a Padre Ernetti. Questo lettore afferma che il volto di Cristo apparso sulla Domenica del Corriere, e ripreso dal Giornale dei Misteri nr. 16, è lo stesso volto del Crocifisso ligneo, opera dell’artista Cullot Valera, venerato nel Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza (Todi).
Alla lettera è allegata una copia del santino in cui appare il volto del crocefisso ligneo.

A destra il volto dell’artista Cullot Valera

A fianco del santino è pubblicata, dal GdM, una copia invertita e schiarita dell’immagine del Cristo apparsa sulla Domenica del Corriere (1).
Sergio Conti, nel suo commento, afferma, per certo, che la foto pubblicata dalla Domenica del Corriere sia stata consegnata dallo stesso Padre Ernetti al giornalista curatore dell’articolo. Mentre noi sappiamo, dai documenti che abbiamo, che non è vero.

O Sergio Conti si è inventata la circostanza, oppure ha ricevuto questa informazione, non vera, direttamente o indirettamente da Vincenzo Maddaloni.

Padre Ernetti non interviene nella polemica. I suoi estimatori fanno capire che è stato ridotto al silenzio dai suoi superiori, su pressione dalle autorità ecclesiastiche vaticane.
Sulla rivista Arcani n. 25 del giugno 1974 appare un articolo di Teresa Pavese. E’ un articolo-intervista dal titolo “Cronovisore – la materia racconta” nel quale viene presentata la ricerca di Don Luigi Borello nel campo della fisica neutrinica. (3)

L’articolo si propone di rendere note le ricerche di Don Luigi Borello. Ricerche, anche quelle di Don Borello, tendenti a recuperare e rendere visibili e udibili gli eventi del passato. Nello stesso articolo viene comunicato che lo stesso Don Borello sta preparando un libro sui risultati delle sue ricerche.
Sempre nel 1974, sul n. 24 della rivista Arcani, Don Luigi Borello, che vi tiene una rubrica nella sua qualità di sacerdote, sollecitato da un lettore, ci tiene a rimarcare la differenza tra la sua ricerca e quella di Padre Ernetti (4).
Padre Ernetti ritiene di poter pescare gli eventi intorno alla terra, Don Borello ritiene invece che gli eventi si fissino sulla materia.

Don Borello, in un’altra risposta, pubblicata nel numero con il quale cessa di tenere la rubrica per la rivista Arcani (5), sintetizza gli elementi teorici della sua ricerca nel campo della “cronovisione”. Egli dichiara di basare le sue teorie su quelle di Renato Palmieri sulla fisica del campo antigravitazionale.

Le teorie di Palmieri tendono ad inquadrare tutti i fenomeni dell’universo fisico in una precisa “geometria di campo”. Cosa possibile solo se esiste un “plenum continuum” alternativo alla teoria dello spazio vuoto; che è, invece, una teoria che accomuna molti dei moderni cosmologi.
Personalmente non trovo contraddizione fra l’ipotesi Ernetti e l’ipotesi Borello: l’energia risultante degli eventi spazio-temporali del passato può trovarsi accumulata nella materia, attorno alla quale si sono svolti gli eventi stessi, oppure, la stessa energia risultante può avvolgersi attorno alla terra in movimento.

Ma questa è altra cosa dalla possibilità di ogni singolo essere vivente di collegarsi con gli eventi che si svolgono nel presente, nel passato, nel futuro.
Passano diversi anni. Sulla cronovisione, nonostante le speranze accese con l’articolo del 1972 sulla Domenica del Corriere, non ci sono più notizie.

Otto anni dopo, sul Giornale dei Misteri n. 114 del 1980 (6), lo stesso giornalista Sergio Conti che cura la rubrica di corrispondenza dal titolo “I lettori ci scrivono”, entra in dura polemica con un difensore di Padre Ernetti: il signor Annunziato Gandi. Il titolo dell’articolo è: “Padre Ernetti e la cronovisione”.
Il Signor Gandi è Presidente della Fondazione Giorgio Gandi Museo del Grammophon del Disco e delle voci celebri, ex Oratorio Della Fava che si trova a Venezia (dal 1991 il museo è stato chiuso), Il Gandi scrive una lettera dal titolo “Perché il Padre Pellegrino Ernetti non ha partecipato al Congresso di Fermo (ottobre 1979).
In questa lettera, il Signor Annunziato Gandi cerca di spiegare la mancata presenza di Padre Ernetti, suo amico carissimo, al Congresso di Fermo. Il Gandi afferma che l’organizzazione del congresso di Fermo era più opera sua che del Conte Mancini. Il Gandi afferma che fu appunto lui a convincere Padre Ernetti a partecipare al congresso di Fermo.

In questa lettera, si aggiunge che Padre Ernetti è il depositario delle idee segrete di Marconi, di Severi e di padre Gemelli, di cui fu allievo e collaboratore. Fu con Padre Gemelli che si verificò, il 17 settembre 1952, la registrazione di voci dall’aldilà (la voce del papà defunto di Padre Gemelli, nota mia).
Nella sua lettera aggiunge la seguente nota:

P.S. – P. Pellegrino non fa alcun mistero dei suoi segreti: ne ha dato pubblicamente delle prove, ultima è stata la conferenza del 17 febbraio u.s. nell’aula magna dell’Università di S. Tommaso a Roma ove parlò sul tema «Nessuno muore» presenti fisici e scienziati (cito anche un amico di Mancini, il Prof. Marasca), nella quale egli svelò chiaramente il principio di fisica sia per le Voci dell’aldilà sia per la «cronovisione».
(Del Prof. Giuseppe Marasca insegnante di letteratura presso il collegio Amedeo d’Aosta di Jesi, parla anche Padre Brune nel capitolo “Quinto Ennio ritorna sulla scena”).

Sergio Conti, nella sua risposta, mette in discussione che siano state presentate delle prove sulla possibilità di registrare immagini dal passato, (il ritorno nei mass media sarebbe stato immediato).
Come può Padre Ernetti – chiede Conti – per partecipare ad un congresso di Parapsicologia, pretendere che non vi fossero parapsicologi, (“Dica un po’, signor Gandi, cosa penserebbe se ad un congresso di biologia si escludesse la partecipazione dei biologi?”)

Il Conti fa anche riferimento alla foto del Cristo apparsa sulla Domenica del Corriere, ecco testualmente cosa scrisse:

“Io personalmente non conosco Padre Ernetti, perciò non posso permettermi alcun giudizio sulla sua persona, ma sui fatti posso esprimere un’opinione. Fino a questo momento su questa sua «macchina che fotografa il passato» abbiamo soltanto una gran quantità di “si dice”, ma prove concrete nessuna. L’unico fatto ufficialmente divulgato dalla stampa e da lui avallato come prova concreta, risultò essere un colossale falso. Mi riferisco all’immagine del volto di Cristo che Padre Ernetti consegnò ai giornalisti dichiarando di averla ottenuta con la sua “macchina”.
Tale foto all’esame non risultò essere altro che la riproduzione, rovesciata, di un’immagine sacra che viene venduta a cento lire nel Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza, vicino a Todi (Perugia), riproducente una scultura lignea di Cullot Valera, che si trova appunto in quel Santuario (ne demmo precisa e documentata relazione sul n. 17 del G.d.M., invitando il Padre a chiarirci la cosa. Non avemmo alcun cenno da parte dell’interessato).”

Sergio Conti dichiara che lo stesso Padre Ernetti avrebbe consegnato ai giornalisti l’immagine del Cristo, proponendola come proveniente dal cronovisore. Questa circostanza, ad onor del vero, non corrisponde a verità.
E la presenza alla conferenza del Professor Giuseppe Marasca?:

“… pur essendo un vivo sostenitore di Padre Pellegrino Ernetti, mi ha dichiarato più volte che anche lui non ha mai veduto il misterioso apparecchio cronovisivo.”
Conti incalza ancora il Gandi, rilevando che oltre i “si dice” non siano mai state prodotte prove concrete sull’esistenza del cronovisore:
“Lei lo ha visto, signor Gandi? Lo ha visto funzionare?”.
Di questa polemica fa menzione anche Padre Brune nel suo libro, nei capitoli: “colpo di teatro” e “chi è veramente Padre Ernetti”.
Quanto al prof. Giuseppe Marasca Padre Brune rivela, sempre nel capitolo “Quinto Ennio ritorna sulla scena”, che fu lui stesso a chiedere a Padre Ernetti e al suo gruppo di lavoro di ritrovare il testo del Thyestes. Padre Ernetti gli fece avere il testo e la musica.
Passano ancora nove anni. Nel 1989, Don Luigi Borello pubblica il suo libro, da anni annunciato, dal titolo “Le pietre raccontano”.

Nell’introduzione (7) Teresa Pavesi attacca duramente Padre Ernetti chiamandolo “sedicente inventore”. Lo stesso Don Borello a pag. 83 del libro definisce la notizia della costruzione della macchina del tempo “un’idea peregrina”. (8)
Naturalmente la risposta di Padre Ernetti non si fa attendere. Infatti, in una lettera scritta nel novembre 1990, quattro anni prima della sua morte, il religioso ribadisce le sue lontane affermazioni con termini inequivocabili.
“La macchina del tempo è una verità sacrosanta”, scrive. a Don Borello, il quale parla della lettera, ricevuta da Padre Ernetti, in un’intervista rilasciata al settimanale “Chi” (9). In quella lettera, Padre Ernetti entra nel merito della questione dell’immagine del Cristo, per il quale era stato accusato di mistificazione, scrivendo: “Il nostro Cristo fu captato nel 1953, mentre quello di Collevalenza venne realizzato circa sei anni dopo; e quando madre Speranza lo vide nella nostra foto, fece salti di gioia, perché corrispondeva a quello della sua visione: questi sono fatti storici”.

Anche di questo episodio parla Padre Brune nel Capitolo: “Un confratello non proprio fratello”.
Ma sulla questione dell’immagine del Cristo, che tanta denigrazione aveva attirato verso Padre Ernetti, Padre Brune ha qualcosa da dire nel suo libro, precisamente nel capitolo “Padre Ernetti si spiega”.
In questo capitolo Padre Francois ricorda come un giorno, essendo di passaggio a Venezia, andò a trovare Padre Pellegrino e, senza mezzi termini, a costo di sembrare duro e scortese, gli chiese cosa avesse da dire su questa dura campagna di stampa che gli attribuiva la diffusione di una falsa immagine del Cristo. Ecco di seguito la risposta di Padre Pellegrino:

“Padre Ernetti spiega a Padre Brune che il crocefisso in questione è l’opera di uno scultore spagnolo e che era stato realizzato secondo le indicazioni di una religiosa anche lei Spagnola. Questa religiosa, Madre Speranza, aveva delle esperienze mistiche. Era una stigmatizzata e, come la maggior parte delle stigmatizzate, non solo riviveva i principali episodi della passione di Cristo, ma aveva, nello stesso tempo, delle visioni.
Esisteva, come sempre, lo stesso problema e cioè che queste visioni di differenti mistici non coincidevano mai completamente fra loro. Questa mistica venne ad abitare in Italia, a Collevalenza, e Padre Ernetti l’aveva conosciuta molto bene e l’aveva seguita fino alla sua morte. E’, evidentemente, l’immagine del crocifisso realizzato dopo le sue visioni che La Domenica del Corriere e altre riviste avevano pubblicato, ma quell’immagine non proveniva dal cronovisore.”

“Del resto, con il cronovisore – mi spiega Padre Ernetti – abbiamo anche il movimento, che abbiamo filmato.
Quello che è vero, piuttosto, è che la rassomiglianza fra l’immagine che noi abbiamo visto e la scultura di Cullot Valera è stupefacente.
Ma allora perché questo silenzio? Perché non avete risposto su questo argomento a tutti coloro che vi chiedevano spiegazioni?
Il fatto è che non sono libero. Ho già parlato troppo. Ho avuto l’impedimento assoluto da parte dei miei superiori di dare nuove spiegazioni, di rispondere alle accuse, di riaffermare la realtà del cronovisore e dei risultati raggiunti. Non posso neppure dire che sono i miei superiori che mi impediscono di parlare; perché, allora, la pressione dei giornalisti o dei servizi segreti stranieri si sarebbe esercitata su di loro. Io li avrei messi in pericolo.
In un certo senso, le accuse mosse contro di me le ritenevano utili. Poiché non potevo rispondere, il discredito scoraggiava poco a poco tutti i curiosi. Ed era precisamente quello che volevano, dopo la decisione di smontare l’apparecchio e di mantenere il segreto.”

Questa risposta, che ci giunge postuma, dovrebbe convincerci a buttare nella spazzatura tutte le accuse di mistificazione lanciate su Padre Ernetti e permetterci, quindi, di valutare con altra attenzione la questione dell’esistenza o meno della macchina audiovisiva temporale.
Ma torniamo a Don Borello il quale, nell’intervista sopra menzionata (9), dichiara di essersi incontrato con Padre Ernetti e di aver da lui ricevuto l’informazione che la macchina era stata smontata e portata in una sala del Viminale (il Ministero degli Interni italiano).

(Non, quindi, come affermato allo stesso Padre Brune e ad altri, in Vaticano).
Va da sé, che rimane non credibile che una macchina simile sia stata consegnata al vaticano dal Ministero degli Interni italiano; ma rimane altrettanto incredibile che il Vaticano l’abbia consegnata al Viminale.
Nel marzo del 2000, esce negli Stati Uniti un libro su Padre Ernetti scritto da Peter Krassa, dal titolo “Il cronovisore di Padre Ernetti – la costruzione e la scomparsa della prima macchina del tempo del mondo”.
In questo libro è contenuta una testimonianza del Prof. Giuseppe Marasca. Infatti egli dichiara di aver ricevuto da Padre Ernetti il testo del Thyeste. Quel testo la cui autenticità, nel libro di Krassa “Il Cronovisore di Padre Ernetti”, è messa in discussione dalla Professoressa Katherine Owen Eldred diplomata in letteratura classica all’Università di Princeton.

Padre Brune era stato, in precedenza, contattato da John Chambers direttore delle edizioni “New Paradigm Books” che stava preparando una edizione americana del libro, in tedesco, di Peter Krassa. A Padre Brune veniva richiesto di mettere a disposizione tutta la documentazione di cui poteva disporre. Nell’occasione, gli veniva inviata una copia dell’edizione americana in preparazione che risultava molto rimaneggiata rispetto all’edizione tedesca.

Padre Brune si rende conto che l’edizione americana ha un allegato esplosivo.
Un italiano che, venuto a conoscenza della nuova edizione in inglese, aveva inviato una lettera nella quale si dichiarava come una sorta di “figlio spirituale” di Padre Ernetti.
L’italiano voleva assolutamente rimanere anonimo e chiedeva formali garanzie a questo scopo, prima di permettere la pubblicazione della sua lettera.
Naturalmente il direttore della “New Paradigm Books” conduce una sua piccola inchiesta, al termine della quale, ritiene di avere buone ragioni per considerare il documento pervenuto autentico.
Il documento viene accompagnato da una perfetta traduzione in inglese, che è appunto quella utilizzata nell’edizione americana del libro di Krassa.

La lettera, pubblicata nel libro di Padre Brune, nel capitolo “Il bugiardo crolla alla fine”, contiene, o vorrebbe contenere, una vera bomba; la confessione di Padre Ernetti che racconta la verità circa il cronovisore, il volto di Cristo, il Thyeste. (un’opera teatrale attribuita a Quinto Ennio di cui Padre Ernetti avrebbe recuperato con il suo cronovisore la rappresentazione tenuta a Roma nel 169 a.c.) (10).
Ecco sinteticamente il contenuto della lettera:
Padre Ernetti avrebbe confessato al figlio di un suo caro amico, che fin da bambino lo chiamava Zio Pellegrino, che:
– la ricostruzione del Thyeste era stata immaginata da lui e non proveniva
dalla macchina del tempo
– l’immagine di Cristo proveniente dalla macchina del tempo era una bugia
– la macchina l’aveva costruita da solo, Fermi non c’entrava nulla, anzi ogni volta che lo incontrava lo prendeva in giro.
Insomma, gli eventi registrati dalla macchina sarebbero tutta una montatura.
Ma la macchina non era una fantasia, l’aveva veramente costruita, ma da solo.
Ecco cosa dice al giovane sul cronovisore:
“Lascia che ti dica a cosa assomiglia il mio cronovisore.

E’ una sfera, come un apparecchio da immersione o un sottomarino individuale, con aperture all’altezza degli occhi in tutte le direzioni. E’ sospesa a un cavo con un sistema che gli da la completa libertà di movimento. E’ fatta di materiale molto leggero, una lega di alluminio. E’ mossa dal solo potere del pensiero”
Qui c’è qualcosa che non va.
Riporto di seguito:
– l’intervista con Vincenzo Maddaloni, che non ha brillato per deontologia informativa, nel 1972, (1)
– la lettera scritta a Don Borello nel 1990 (9) , richiamata da Padre Brune nell’intervista rilasciata alla rivista “Chi” del luglio 2002 (12):
nell’intervista con Maddaloni del 1972 ecco cosa diceva della macchina:
Maddaloni: Captare, ma come ?
Padre Ernetti: Con l’uso di apparecchiature adatte.
La nostra èquipe è stata la prima nel mondo a costruirle.
L’attrezzatura è formata da una serie di antenne per permettere la sintonizzazione delle singole voci ed immagini.

Si sa che ciascun essere umano da quando nasce a quando muore lascia dietro di sé come una doppia scia una sonora e una visiva, una specie di carta di identità diversa per ogni persona.
E’ in base a questa carta d’identità che si può ricostruire la singola persona in tutti i suoi fatti e i suoi detti, per questo motivo si è in grado oggi di risentire e di rivedere i personaggi più grandi della storia.
Allora questa macchina è una sfera attaccata ad un filo o è un insieme di apparecchiature collegate ad una selva di antenne?
E ancora, quando Padre Ernetti scrive a Don Borello (9)
“L’esistenza dell’apparecchio (la macchina del tempo) è una sacrosanta verità”,
che si abbia captato (con quella macchina) tante cose del passato è pure una verità;
che tra queste cose captate ci sia anche l’immagine di Gesù e il Thyeste di Ennio è una verità,
e che le supreme autorità ne abbiano proibito l’uso è anche una verità”
Queste dichiarazioni, scritte a Don Borello, vengono ricordate e rafforzate anche nell’intervista rilasciata a “Chi” da Padre Brune (12) e naturalmente sono riportate nel suo libro.

La contraddizione tra la confessione di falso e queste dichiarazioni è più che palese.
In mezzo a questa nebbia artificiosa, dov’è la verità.
Se è vera la “confessione” allora anche la macchina è esistita, non ha importanza che forma avesse.
Su questa equivalenza si basa la considerazione di Padre Brune che questa lettera, pur avendo intento denigratorio, ammette che la macchina è esistita.

Il fatto è che la macchina, se mai è stata costruita, è stata ben occultata.
E senza prove vacillano anche gli angeli.
In sintesi. Questa lettera, che dall’Italia ha varcato l’oceano, non sappiamo se è stata scritta e spedita per amore della verità.

Sarebbe opportuno che chi si nasconde nell’anonimato si facesse conoscere, prima che qualcuno lo rintracci.
Può darsi, infatti, che, fra queste righe, fra i documenti allegati, ci sia il filo che potrebbe condurre all’estensore di quelle parole che calpestano l’onore di un sacerdote molto amato e rispettato, oltre che deriso e contrastato.
Quella lettera (10), che esce dall’ombra, invece di chiarire, rende tutto confuso.

Che amico, che “figlio spirituale” sarebbe colui che rende pubblica una confessione, se mai vi sia stata, resa da una persona, incontestabilmente, non nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali.
Credo che non dovrebbero rallegrarsi di questa “confessione” i suoi detrattori, quand’anche abitanti su un colle, né dovrebbero rammaricarsene i suoi estimatori.

Circa un anno dopo questo colpo di scena, nel febbraio del 2001, nella sua Varazze, muore Don Borello. Nella Gazzetta d’Alba del 7 marzo 2001 (11) Don Eugenio Fornasari, ricordando la sua attività di sacerdote e di scienziato, ne traccia un profilo lusinghiero.
(Padre Brune che cerca di prendere contatto con Don Borello nella seconda metà del 2001 non sa ancora della sua morte.)

Nell’articolo della “Gazzetta” (11) si accenna anche al monaco Benedettino Padre Pellegrino Ernetti e delle sue ricerche simili a quelle di Don Borello.

E’ degno di nota il fatto che, in Italia, la macchina del tempo, ovvero la possibilità di registrare gli eventi del passato, sia legata, per quanto riguarda la stampa non scientifica, a due figure di sacerdoti: Don Luigi Borello e Padre Pellegrino Ernetti appunto.

La reazione di Padre Brune, amico carissimo di Padre Ernetti, è decisa e senza tentennamenti. Una reazione sintetizzata nel titolo del 9° capitolo del suo libro: “Un contre-feu” che ho tradotto: “una risposta all’aggressione”.
Un titolo del nono capitolo che vorrebbe essere il vero titolo del libro, essendone la vera motivazione.
Infatti, con questo libro titolato: “Il nuovo mistero del vaticano”, Padre Brune cerca di ricondurre la ricerca della verità dove, forse, ancora c’è qualcuno che la conosce.

Padre Brune rilascia al settimanale “Chi” una lunga intervista che viene pubblicata il 29 luglio 2002 nella quale parla appunto del suo ultimo libro (12). “Ho la certezza che quella macchina sia stata veramente inventata da Padre Ernetti e che si trovi ora nascosta in Vaticano”.
Una certezza che si basa:

«Su un’amicizia con Padre Ernetti che è durata trent’anni, dal 1964 alla sua morte, avvenuta nel 1994. Durante tutto questo tempo ci siamo incontrati spesso e abbiamo trascorso insieme decine di ore a parlare del cronovisore. In alcune occasioni sono andato a trovare Padre Ernetti anche con degli amici scienziati e anche loro hanno ascoltato le sue confidenze. Non ho alcun elemento per ritenere che Padre Ernetti fosse bugiardo o fosse un mitomane, per cui io credo ciecamente a quanto mi ha riferito».
Questo libro è la difesa appassionata di una amico che prende le difese dell’amico scomparso, mentre su di lui aleggiano, postume, accuse di frode.

Padre Brune cerca con grande determinazione, non tralasciando nessun indizio, qualcuno, un amico, una sorella, che abbia raccolto le confidenze di Padre Pellegrino, ma è una ricerca che sventaglia la mano al buio e nel vuoto.
Forse, bisognerebbe cercare di parlare con gli alunni del conservatorio Benedetto Marcello di Venezia o con studenti che lo abbiano avuto come docente all’università o a Roma, presso il Conservatorio di Santa Cecilia.
E’ possibile che Padre Ernetti non abbia mai detto nulla ai suoi alunni sulle sue ricerche e sulla macchina del tempo?
Se qualcuno degli alunni di Padre Ernetti avesse qualcosa da dire, dopo aver letto queste righe, accetterò volentieri un contatto a mezzo della mia posta elettronica. Anche mantenendo la riservatezza, se richiesta.
Padre Francois è così amico di Padre Pellegrino da non rendersi conto che il vero e unico amico di Padre Pellegrino, l’unico a cui ha detto tutto il dicibile
e con il quale si è veramente confidato, vive nello stesso luogo in cui lui abita. Padre Francois lo vede tutti i giorni, quando si specchia.

Caro Padre Francois, è lei l’unico, vero, amico per la pelle di Padre Pellegrino, e chi non vorrebbe avere un amico pronto a difenderti anche dopo che sei morto. Un amico che è pronto a fare lunghi viaggi, a parlare con tante persone; avendo come unico scopo quello di difendere la buona memoria dell’amico scomparso.
Caro Padre Francois, il suo libro dovrebbe essere letto, anche solo per l’inno all’amicizia vera e disinteressata che rappresenta.

Vorrei richiamare le affermazioni, espresse in varie interviste, sia di Padre Ernetti che di Don Borello.
Padre Ernetti nell’intervista del 1972 dice:

“Padre Ernetti: Questa macchina può provocare una tragedia universale
Maddaloni: Perché?
Padre Ernetti: Perché toglie la libertà di parola, di azione e di pensiero infatti, anche il pensiero è una emissione di energia, quindi è captabile.
Si potrà, cioè, per mezzo della macchina, sapere quello che il vicino o l’avversario pensa.
Le conseguenze sarebbero due:
– o un eccidio dell’umanità
– oppure, cosa difficile, nascerebbe una nuova morale.
Ecco perché è necessario che questi apparecchi non diventino alla portata di tutti, ma restino sotto il controllo diretto delle autorità.
Maddaloni: Fino a quando ?
Padre Ernetti: Fino a quando l’uomo imparerà ad agire bene per il bene”.
Don Borello, nell’intervista rilasciata al settimanale “Chi” (9), parlando della lettera che gli aveva scritto il monaco benedettino, in diversi punti dell’intervista dice: «E se invece, attraverso quella macchina, si scoprirà che i fatti prodigiosi riguardanti la vita di Gesù sono stati inventati dai suoi discepoli ? ».
«Se le scoperte di padre Emetti fossero state autentiche, potevano diventare una “bomba” devastante. Avrebbero potuto portare alla dimostrazione che eventi fondamentali per la storia e per le religioni non sono mai esistiti con inimmaginabili conseguenze sociali» – «È chiaro che una invenzione del genere “sconvolge” il mondo. Se si riesce a ricostruire quanto è accaduto, è possibile risolvere tutti i dubbi, tutti i delitti, tutte le congiure. Non ci sarebbero segreti, vita privata. Ogni azione, per il fatto che diventa energia, vagherebbe nello spazio e potrebbe essere captata da chiunque abbia un “cronovisore”».

Sostanzialmente essi affermano che questo apparecchio:

– è pericoloso perché è in grado di leggere il pensiero e quindi in grado di rendere visibile ogni segreto,

– è pericoloso perché potrebbe dimostrare che gli eventi straordinari attribuiti a Gesù sono stati inventati dai suoi discepoli,

– è pericoloso perché potrebbe dimostrare che eventi considerati fondamentali nella storia scritta e nella nascita delle religioni non sono mai esistiti.

Che dire di queste argomentazioni.
Nel campo ecclesiale, per quanto specialmente attiene alla Chiesa Cattolica, dovremmo ricordare che la stessa Chiesa è il corpo di Cristo. Le ricerche di Giuseppe Calligaris, (edite dall’Associazione Aquarius), contenute nei volumi “Le catene lineari del corpo e dello spirito” (13), dimostrano che ognuna delle singole parti del corpo umano contiene, anche, le informazioni di tutto il resto del corpo.

Per quale motivo, all’interno della visione cristiana, il corpo di Cristo non dovrebbe funzionare, in quanto grande corpo concreto, allo stesso modo. Il principio della circolazione libera e totale di tutta l’informazione, anche in ogni singolo componente di un organismo, non solo motiverebbe lo stesso corpo cristico, ma sarebbe base, irrinunciabile, dello stesso scorrere della vita. Da qui, la deduzione conseguente che un corpo è morto quando non vi scorre l’informazione, perché non vi scorre la vita.

Ecco perché un cristiano non dovrebbe avere paura della verità. Dovrebbe, invece, augurarsi che scorra libera, anche senza strane macchine all’orizzonte.
In modo esplicito, nelle parole dette durante le interviste, sembra di cogliere un timore riflesso, proveniente dalle alte autorità del Vaticano.
Si ipotizza, fra le righe, che le alte autorità del Vaticano temano che una macchina come questa possa esistere, funzionare ed essere utilizzata.

Quali potrebbero essere queste informazioni relative al passato che non debbono essere conosciute.
Forse, si potrebbe scoprire che il cristianesimo cattolico romano non ha i duemila anni che vanta, ma, a mala pena, potrebbe arrivare a cinque/sei secoli, aggiungendo il secolo appena trascorso.
Questa menzogna sarebbe più grave di eventuali alterazioni scritturali, se fosse accompagnata anche da alterazioni nel computo del tempo. Potrebbero essere state compiute alterazioni cronologiche che, se scoperte, porterebbero all’indietro, e di molto, il reale computo degli anni fino ad ora trascorsi.
Ammettiamo, solo per qualche secondo, che quanto si è detto e scritto, in questi ultimi trenta anni, sulla macchina del tempo fosse, anche minimamente, vero. E ancora ipotizziamo, sempre e solo per qualche secondo, che di là dal Tevere ritengano di avere qualcosa da nascondere, riferito al passato.
Sarebbero credibili silenzi, assilentimenti, trappole, deviazioni non importa come motivate ?
Si potrebbero essere credibili. Ma siamo nel campo delle congetture ne converrete.
Sempre nel campo delle congetture, cosa potremmo dire di una organizzazione semi-segreta, che, scoperta la tecnica dell’imbroglio (geniale: scrivi oggi quello che vuoi sia vero ieri), l’avesse usata a sua volta, negli ultimi tre secoli. Questa organizzazione avrebbe avuto la certezza del silenzio da parte di quelli che, loro malgrado spero, si fossero ritrovati complici della grande sceneggiata costruita contro l’intera umanità. Un piccolo, agguerrito, gruppo che, appena se ne creassero le condizioni, potrebbe avere in programma di liberarsi dello scomodo complice.

Un complice in carne ed ossa, soggetto alla mortalità.
Nel corso dei ricambi generazionali ai vertici del potere, qualcuno, ricoprente la massima carica, potrebbe soffrire di crisi di pentimento, potrebbe essere spinto a dire la verità sulla tecnica utilizzata dei falsi documenti antichi.
Ma anche questa organizzazione semi-segreta, che è costretta a reggersi principalmente su uomini mortali, potrebbe, un giorno, iniziare a perdere pezzi a causa di una nuova sensibilità nei nuovi avvicendamenti umani nelle cariche del potere piramidale.
Tutti condizionali d’obbligo naturalmente.

Se aveste la pazienza di leggere, senza salti, tutta la documentazione raccolta in appendice, relativa alla storia dell’esistenza o meno di questa macchina, della sua capacità di vedere e sentire gli eventi del passato, anche voi, come me, potreste credere che qualche lampo di verità potrebbe essere visibile in tutta questa storia.
Potreste, come me, ritenere non così incredibile che si possa essere attivata, negli ultimi cinquant’anni, una sorta di operazione “sabbie mobili”.
Un’operazione complessa e coordinata nel tempo, con un duplice obiettivo: condurre, lentamente, tutta la questione del cronovisore verso il dimenticatoio e, parallelamente, avvolgere il più esposto fra le persone coinvolte (Padre Ernetti) nel “fumus” della non attendibilità.
I documenti che ho raccolto possono aiutare chi vuole saperne di più. Di certo li spedirò volentieri a Padre Francois.

Queste pagine non vogliono essere, naturalmente, un intervento esaustivo sulla vicenda del cronovisore.
Essendo stato in qualche modo coinvolto in questa vicenda, sia pure in qualità di ricercatore, è naturale che in queste pagine cammini indisturbato il mio punto di vista.
Queste pagine sono principalmente una recensione, anche se “sui generis”, del libro di Padre Francois Brune.
Invito quindi, e volentieri, per chi conosce il francese, alla lettura diretta del libro “Le nouveau mystere du Vatican”, edito dalla Albin Michel di Parigi. Rinvio i lettori che non conoscono il francese ad una edizione italiana sperabilmente prossima.

Quanto a me che scrivo, se fossi riuscito, almeno in parte, a dissolvere qualche piccola ombra e ad illuminare, anche di poco, quel buio mortale che circonda tutta questa vicenda, mi riterrò, momentaneamente, pago.
Dovremmo essere grati ai ricercatori della verità come lo è Padre Francois Brune e come certamente lo era Padre Pellegrino Ernetti.

Un unico rammarico, alla fine di questo scritto che è stato, come intuirete, anche un lavoro di ricerca, che la completezza di tutta l’informazione disponibile, di per sé, non rende automaticamente visibile la verità.

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Documenti in appendice:

1 – DOMENICA DEL CORRIERE n. 18 del 2 Maggio 1972
Servizio di Vincenzo Maddaloni
2 – Il Giornale dei Misteri n. 17 – I lettori ci scrivono Rubrica di corrispondenza – a cura di Sergio Conti
SCOPPIA LA POLEMICA SULLE FOTOGRAFIE DEL PASSATO
Le rivelazioni di un lettore di Roma – Lettera aperta a P. Ernetti
3 – Articolo di Teresa Pavese – sulla ricerca di Don Luigi Borello
Pubblicato sulla rivista ARCANI n. 25 del giugno 1974
Cronovisione – LA MATERIA RACCONTA
4 – Arcani n. 24 – maggio 1974 – Don Luigi Borello tiene una rubrica intitolata “La posta di Padre Borello” – IMMAGINI E SUONI DEL PASSATO
5 – Arcani n. 29 – ottobre 74 – Con questo numero Padre Borello cessa per un periodo indefinito la sua collaborazione con il giornale per inderogabili impegni professionali
La posta di Padre Borello – il Mistero e la Fede è per il momento sospesa – TEORIE COSMOLOGICHE
6 – Giornale dei Misteri n. 114 – ottobre 1980 – I LETTORI CI SCRIVONO – Rubrica di corrispondenza a cura di Sergio Conti
Padre Ernetti e la «cronovisione»
7 – pagina 5 e 6 dell’introduzione del libro “Come le pietre raccontano”
INTRODUZIONE di Teresa
8 – pagina 83 del libro di Don Luigi Borello: “Come le pietre raccontano”
9 – CHI (Rivista italiana) n. 45 del 10 novembre 1999 – incontro con Don Luigi Borello, lo scienziato che sostiene la possibilità’ di vedere nel passato – articolo di Renzo Allegri
10 – Dal libro “Il nuovo mistero del vaticano” di Padre Francois Brune
Un capitolo esplosivo – “le fradeur craque enfin” – “il bugiardo crolla alla fine” – traduzione in italiano con testo francese a fronte
11 – ”Gazzetta d’Alba” n.10 del 7-3-2001 – di Don Eugenio Fornasari – Il sacerdote langarolo ha teorizzato la possibilità di leggere i “ricordi” della materia inanimata
12 – CHI (Rivista italiana) – del 29 luglio 2002 il giornalista Renzo Allegri intervista padre Francois Brune sul libro che ha scritto su Padre Pellegrino Ernetti e sulla sua scoperta e costruzione della “Macchina del tempo

 

Articolo di Paolo Benetollo:

Fonte web

Tra le invenzioni mitiche che potrebbero rivoluzionare la vita degli uomini, la macchina del tempo è quella che da sempre ha affascinato geni, inventori e ovviamente scrittori di tutte le nazionalità e di tutte le epoche storiche. E negli anni settanta sembrò che tale possibilità potesse passare da un piano teorico a quello pratico.
Per merito di un uomo, Pellegrino Alfredo Maria Ernetti. Non un uomo qualsiasi, ma un autentico erudito, e cosa più importante, un prete.
Si, perché si trattava di un monaco benedettino, con fama di esorcista e studioso di musica, conosciuto pertanto a livello internazionale, titolare dell’ unica cattedra al mondo di musica prepolifonica.
La notizia esplose come una bomba quando la Domenica del corriere, nel numero 18 del 2 maggio 1972, riportò il testo di un’intervista fatta a Padre Ernetti sugli esperimenti eseguiti con altri fisici (tra i quali và citato Enrico Fermi) circa 30 anni prima, che avevano portato alla costruzione di un apparecchio denominato macchina del tempo, capace di trasportare indietro lo spettatore nel tempo, come se stesse guardando la tv, in un qualsiasi punto scelto fra la miriade di avvenimenti passati.

La macchina del tempo di Padre Ernetti

 

Padre Ernetti parlò della sua rivoluzionaria invenzione con l’inviato del settimanale,Vincenzo Maddaloni, spiegandogli nel dettaglio sia come era giunto alla costruzione dell’apparecchio, sia le cose alle quali aveva assistito nel corso della sperimentazione del apparecchio.
Raccontò di aver ascoltato e visto un discorso di Mussolini, di aver visto Napoleone Bonaparte mentre pronunciava il discorso sull’abolizione della repubblica della Serenissima.
L’apparecchio miracoloso era costituito da una serie di antenne, utili a sintonizzarsi sull’ avvenimento prescelto, funzionante sullo stesso principio utilizzato dagli astronomi per osservare il collasso delle stelle e delle galassie, basato sull’ipotesi che tutto quello che accade si trasforma in onde visive, che, lungi dal distruggersi, si trasformano in una fonte di energia che rimangono in una sorta di cappa che avvolge il pianeta, eterne ed immutabili.
Suono e luce, quindi, che una volta prodotti non sono più riconoscibili dall’ uomo, ma che diventano energia. L’uomo lascia una scia, i suoi suoni fanno lo stesso, e tramite la macchina del tempo è possibile riassemblare il tutto.
Ma vediamo un frammento della dichiarazione di Padre Ernetti :”
“Tutta la nostra fisionomia è energia visiva che si sprigiona da noi, dalla nostra epidermide, e tutte le parole che noi diciamo sono energia sonora.
Ora, ogni energia, una volta emessa, non si distrugge più semmai si trasforma, però resta eterna nello spazio aereo. Occorrono strumenti che captino queste energie e le ricostruiscano in maniera tale da ridarci la persona o l’evento storico ricercato: quindi noi avremo tutto il presente nel tempo e nello spazio”.
Questa è una parte della spiegazione di Ernetti, che, almeno nella teoria,è accettabile. Un pò meno comprensibile è l’assoluto silenzio sui fisici che avrebbero partecipato al progetto cronovisore: oltre a Fermi, Padre Ernetti confermò solamente il nome di Werner Von Braun.
Per rendere più credibile l’invenzione, Padre Ernetti raccontò di aver assistito alla rappresentazione del Thyeste, opera scritta da Ennio Quinto, attorno al 170 a.C., alla quale aggiunse le parti mancanti, che erano state ottenute grazie alla registrazione effettuata durante la sua rappresentazione grazie al cronovisore, avvenuta al cospetto degli antichi romani presso il tempio di Apollo, situato fra il Foro e il circo Flaminio.
Alla domanda sul perché non avesse ancora rese pubbliche le risultanze dei suoi esperimenti, Padre Ernetti rispose testualmente ” Renderemo noto tutto quando ci sarà una controprova ai nostri esperimenti.
Gli americani stanno tentando anche loro di scoprire quello che noi abbiamo già scoperto. Soltanto allora, quando noi potremo confrontare i risultati delle nostre esperienze con le loro, potremo dare notizia ufficiale della scoperta.”.Aggiunse che era una scoperta pericolosa ” Perché toglie la libertà di parola, di azione e di pensiero infatti, anche il pensiero è una emissione di energia, quindi è captabile. Si potrà, cioè, per mezzo della macchina, sapere quello che il vicino o l’avversario pensa.
Le conseguenze sarebbero due: – o un eccidio dell’umanità – oppure, cosa difficile, nascerebbe una nuova morale. Ecco perché è necessario che questi apparecchi non diventino alla portata di tutti, ma restino sotto il controllo diretto delle autorità.”
In definitiva, mistero e silenzio sulla scoperta in attesa che i tempi fossero maturi. Ma la parte più importante dell’ intervista, quella più sconvolgente, riguardava la visione e la registrazione avvenuta, tramite il cronovisore, della passione e della morte di Gesù Cristo.
L’ intervistatore propose a Padre Ernetti una foto di Cristo dicendogli: ” Padre Ernetti, questa è una foto di Gesù ripresa dalla vostra macchina.
Lei cosa può aggiungere,che commento può fare ? ” Padre Ernetti ” guardò la foto, sorrise compiaciuto e disse: Verrà il tempo in cui potrò parlare”.
La foto del Gesù (che è tra i documenti fotografici allegati al presente articolo) sarà un punto determinante per il futuro della nostra storia. Vedremo in seguito perché.
Nel frattempo si sviluppò una vera e propria caccia a Padre Ernetti. Che però rifiutò categoricamente di concedere altre interviste o di commentare gli sviluppi della sua invenzione. Ma passano pochi giorni e c’è il primo colpo di scena.
Un lettore del Giornale dei misteri manda allo stesso una copia del crocefisso ligneo di Cullot Valera, venerato nel santuario di Collevalenza (Todi).
La somiglianza delle due immagini è impressionante, lo si può notare dalle due foto allegate all’articolo.
Ma la cosa sarebbe poi stata smentita dallo stesso Padre Ernetti qualche anno più tardi, quando in risposta ad uno dei suoi principali contestatori, il Professor Borello disse che “Il nostro Cristo fu captato nel 1953, mentre quello di Collevalenza venne realizzato circa sei anni dopo; e quando madre Speranza lo vide nella nostra foto, fece salti di gioia, perché corrispondeva a quello della sua visione: questi sono fatti storici”.
Altra contestazione riguardò la trascrizione del Thyestes. Una classicista dell’università di Princeton, riconosciuta universalmente come la massima autorità competente sul testo di Ennio Quinto, spiegò come le aggiunte al testo originale non potessero considerarsi autentiche, contenendo molte parole che nel linguaggio latino sarebbero subentrate oltre 200 anni dopo. Le contestazioni violente,unite probabilmente a moniti ricevuti dal Vaticano, ebbero l’unico risultato di far chiudere Padre Ernetti in un totale mutismo.
Con il passare degli anni la notizia della scoperta passò nel dimenticatoio, e attorno alla vicenda scese un silenzio quasi totale. Interrotto da Don Luigi Borello, suo primo antagonista all’epoca dei fatti, con un’intervista concessa nel 1999 al settimanale Chi.
In questa intervista Don Borello ammette di aver cambiato idea su Padre Ernetti nel corso degli anni, grazie anche al contributo dato dallo stesso con una lunga lettera nella quale confermava l’esistenza sia dell’apparecchio sia delle visioni ricavate da esso : “L’esistenza dell’apparecchio (la macchina del tempo) è una sacrosanta verità,
che si abbia captato (con quella macchina) tante cose del passato è pure una verità;che tra queste cose captate ci sia anche l’immagine di Gesù e il Thieste di Ennio è una verità”.
Alla domanda sul dove fosse finita la macchina del tempo, Borello riferisce che Padre Ernetti l’aveva portata al Viminale per una dimostrazione, e che là era stata smontata.
Alla domanda sull’attendibilità di Padre Ernetti,Don Borello risponde:”Tenendo conto che era un uomo di grande prestigio e per di più un sacerdote, che scriveva poi a un altro sacerdote e suo collega nelle ricerche scientifiche, è chiaro che non posso mettere in dubbio le sue affermazioni”.
Ovviamente scienziati e studiosi, di fronte al totale silenzio opposto da Padre Ernetti alla richiesta sia di spiegazioni sia di dimostrazioni pratiche del funzionamento della macchina del tempo, bollarono il tutto come parto di fantasia. La vicenda venne a poco a poco dimenticata, e se ne parlò solo ed esclusivamente in alcuni convegni specializzati sulla parapsicologia, convegni ai quali Pellegrino Ernetti rifiutò sdegnosamente di partecipare.
Ma la storia ha un seguito nei giorni nostri.
Padre Francois Brune, teologo francese, pubblica il testo Le nouveau mystère du Vatican (“Il nuovo mistero del Vaticano”), nel quale riprende la storia di Padre Ernetti e della sua macchina del tempo arricchendola di nuovi e inquietanti particolari, aprendo nuovi scenari futuri. Nel libro Padre Burne racconta di come sia rimasto nel corso degli anni in contatto con Ernetti, (che morirà nell’aprile del 1994), raccogliendone le confessioni e in un certo senso la sua eredità spirituale. La macchina sarebbe realmente esistita, “Non solo era già funzionante, ma era già stato “sequestrato” dal Vaticano”. Padre Emetti, spaventato dall’importanza incredibile della sua scoperta, si era confidato con i propri superiori e con le autorità vaticane.
C’era stata una riunione segreta con il Papa e poi, di comune accordo, la macchina era stata ritirata e nascosta in Vaticano. A Padre Ernetti era stato imposto di non fare più pubbliche dichiarazioni su quell’argomento, ma non gli era stato proibito di parlarne con gli amici in privato e così mi confidò tutto”.
Chi parla è Padre Brune, nella sua intervista citata al settimanale Chi. Sempre nel suo libro, rivela i retroscena della costruzione della macchina del tempo, avvenuta grazie anche all’ appoggio di Padre Gemelli dell’ università Cattolica.
Il funzionamento della macchina venne verificato e sperimentato, nei modi raccontati all’inizio.
Alla domanda “Esistono documentazioni di qualche tipo degli esperimenti ?”
Padre Brune risponde così: “Padre Emetti mi ha detto che tutto quello che videro venne anche filmato. Nel filmato si è perduta la tridimensionalità, ma resta pur sempre un documento straordinario. Questi filmati furono poi mostrati a Papa Pio XII, ed erano presenti anche il presidente della Repubblica Italiana del tempo, il ministro dell’istruzione e vari membri dell’Accademia pontificia. Quindi molte persone hanno visto e constatato”.
A quel punto sarebbe scattata una congiura del silenzio.
Il Papa, membri del Vaticano e della politica, scienziati, avrebbero messo tutto a tacere, preoccupati dalle ripercussioni storiche e le ricadute sulla vita privata che l’invenzione avrebbe ottenuto.
L’intervista si chiude con la domanda di rito: “Ma lei non ha nessun dubbio sull’invenzione e sul racconto di Padre Ernetti ?” Lapidaria la risposta :”  Nessun dubbio. Per avere dei dubbi in questo senso dovrei “calpestare” la serietà morale di un sacerdote straordinario, di uno scienziato eccezionale e di un grande amico. E io non ho nessunissimo appiglio per poter fare questo”.
Una storia in cui si mescolano la scienza ai limiti dell’impossibile, oscure trame per nascondere un’invenzione che,se realizzata, farebbe riscrivere per intero tutta la storia dell’umanità e una buona dose di fantasia.
Quella che avrebbe portato un dotto musicofilo a diventare protagonista di una straordinaria storia. Quella narrata.[fonte]

 

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