Un mistero scuote l’estate varesina: alcuni speleologi riportano l’avvistamento di una inquietante presenza all’interno dell’Antro delle Gallerie in Valganna, detto anche “La Sfinge del Varesotto”, un dedalo di cunicoli a cui ancora nessuno è riuscito a dare una risposta su chi l’abbia realizzato e, soprattutto, perchè.
L’Antro delle Gallerie è un luogo decisamente misterioso situato in Valganna, una valle della Provincia di Varese.
L’antro si presenta come un intricato ed imponente complesso di gallerie, vani, pozzi e cunicoli scavato nella roccia arenaria, quasi tutto artificialmente, tranne qualche preesistente cavità naturale.
Le gallerie si sviluppano per circa 800 metri, mentre i pozzi e la parte inferiore dell’antro sono attualmente invasi dalle acque. Dall’ingresso si diramano un incredibile numero di gallerie molto strette, poste su diversi piani, che probabilmente avevano diversi accessi non ancora esplorati ed oramai franati.
Sin dalla sua scoperta, questo complesso di cunicoli ha rappresentato un, un vero e proprio enigma data l’impossibilità, almeno fino ad anni piuttosto recenti, di recuperare o ricostruirne la storia e le funzioni, tanto da essere stato definito “La Sfinge del Varesotto”.
Sono ancora molti i quesiti a cui nessuno è riuscito a dare una risposta. L’impressione che si ha è quella di una miniera, ma l’impressionante numero di gallerie e l’immane lavoro svolto per realizzarle farebbe pensare all’estrazione di qualcosa di particolarmente prezioso, anche se non ve ne è stata trovata traccia.
Come riporta Mario Frecchiami su “Raccolta Rassegna Storica dei Comuni” (1971) , l’antro delle Gallerie in realtà fu scoperto nel 1873 da Raffaele Inganni, canonico di San Celso in Milano, durante una escursione a scopo venatorio in Valganna. Prima di lui molti altri dovevano averlo visitato ed esplorato, ma più per gusto personale che per scopo scientifico. Anche la denominazione “Antro delle Gallerie” è merito suo. [Per leggere tutta la storia della ricerca vai a questa pagina].
Il primo scritto su quello che era stato battezzato dunque “Antro delle Gallerie” fu opera di Giulio Cesare Bizzozero, che, in un articolo del 1874, oltre a fornire una breve descrizione della struttura, dovette riconoscere che:
“Nessun documento, nessuna tradizione, per quanto si sappia, segna l’epoca di tale escavazione; nessuno di quanti in questi giorni la esaminarono, seppe spiegare lo scopo pel quale venne intrapresa. Le ipotesi fatte caddero da sé per mancanza di argomenti seri che le potessero sostenere”. (G.C. Bizzozero, Notizie del Circondario – Museo Patrio in Varese in “La Cronaca Varesina”, 30 agosto, Varese 1874).
Nel 1896 l’archeologo Filippo Ponti affermò che l’antro potesse essere stato utilizzato per cavarne materiale da costruzione, anche se l’ipotesi risultava a lui stesso poco convincente per il fatto che “…questi (i blocchi di pietra) sarebbero stati tolti con minor fatica dalle falde del monte estendendosi a destra ed a sinistra dell’ingresso alla grotta senza praticarvi all’interno delle gallerie profonde, anguste e suddivise in varie ramificazioni” (da: I Romani ed i loro precursori, vol. I, Intra 1896).
Nel corso del successivo secolo sono state avanzate numerose altre ipotesi, la più convincente delle quali sembra essere quella che prevede l’inizio degli scavi in epoca tardo Impero Romano, con il successivo abbandono dell’antro, per poi essere riutilizzato per scopi religiosi come Antro Mitraico.
Vi fu un nuovo sviluppo dei lavori minerari dal secolo XI in poi. Si ipotizza, infatti, che i monaci della badia di Ganna abbiano fatto uso di scavi precedenti e più antichi, probabilmente, eseguiti sulle tracce di depositi e filoni ferrosi rinvenuti in anfratti naturali preesistenti.
Strani fenomeni magnetici
Come riporta La Provincia di Varese, lo scorso agosto il team Pari del Serp (Studi e Ricerche sul paranormale) è entrato nell’antro misterioso con i propri strumenti di ricerca di onde elettromagnetiche. La scoperta è stata strabiliante.
“Tutti i monitor indicavano 0.0, il che è impossibile perché la sola presenza di 17 persone munite di torce avrebbe dovuto portare il rilevatore di onde elettromagnetiche almeno a 0.10”, spiega Mauro Breme, vicepresidente del team Pari e cofondatore del Serp. “Ci siamo dunque domandati il perché di quel fatto inspiegabile”. Secondo una geologa contatta dal team, le rocce dell’Antro delle Gallerie avrebbero la capacità di assorbire le onde elettromagnetiche.
A infittire il mistero c’è la conformazione della grotta che parrebbe essere stata scavata dall’interno, non si sa per quale scopo. Gli appassionati di teorie alternative sostengono l’esistenza di studi che includerebbero la Valganna tra le zone dove sarebbero presenti basi aliene: che il materiale isolante della grotta sia un modo per tenere gli extraterrestri “separati” dal mondo e non farli percepire dagli esseri umani?
“Nessuno ha mai fatto studi sul potere assorbente delle rocce. Ma è certo che una roccia che assorbe le onde elettromagnetiche costituisce un perfetto isolante, che consente di nascondere cose che emettono onde e che non possono essere trovate”, sostiene Breme. Le rocce hanno invalidato gli strumenti del Serp e nello stesso tempo aperto ancora più interrogativi sulla grotta, che ha caratteristiche che la rendono diversa da molte altre.
Oscure presenze
Le testimonianze su strane presenze all’interno dell’Antro delle Gallerie non sono isolate. “Due anni fa, un gruppo di speleologi si è addentrato nella grotta ed è scappato fuori di gran corsa senza volerci mai più rientrare”, continua Breme. “Tempo dopo quegli speleologi, seppur con una certa ritrosia, hanno raccontato di aver visto un’entità non antropomorfa, ma dal comportamento intelligente, che li guardava dall’alto di un “camino” (cunicolo verticale)”.
Gli speleologi stavano camminando e hanno sentito del terriccio cadere sulle loro teste. Quindi hanno alzato gli occhi e hanno visto spuntare una sorta di testa allungata, non di uomo e non di animale, che si ritirava per nascondersi. “Vogliamo farci accompagnare nel punto esatto dell’avvistamento. La difficoltà è convincere gli speleologi. Sono abituati a tutto, ma probabilmente preferirebbero fare un salto di 500 metri nel vuoto piuttosto che tornare lì”, dice ancora Breme.
“Raccolsi io quella testimonianza”, ricostruisce su La Provincia di Varese Guglielmo Ronaghi, presidente del Gruppo Speleologico Prealpino di Clivio. “Si trattava di tre speleologi lavoratori che andavano per grotte nel tempo libero, spesso alla sera tardi. Una volta entrarono nella miniera della Valvassera e iniziarono ad esplorarla per poi riunirsi in una stanza grande, quella dove c’è il camino che comunica con i livelli più alti. Stavano decidendo se fosse meglio andare a destra o a sinistra, quando sentirono del terriccio cadere sulle loro teste. Tutti e tre guardarono in alto e videro qualcosa che rientrava velocemente, come per nascondersi”.
“Quando ho sentito quel racconto ho chiesto loro “Avevate bevuto?”, continua il presidente, che non vuole commentare la vicenda, ma solo riferire quanto gli è stato detto. “Ero incredulo, ma ricordo ancora le loro facce turbate. Parlarono di un muso strano che rientrava. Mi dissero anche di essere impalliditi e di essersi spaventati molto”.
Il presidente registrò l’accaduto. “La cosa finì lì”, continua Ronaghi. “Ma dopo due o tre mesi da quel fatto mi capitò di guardare il Maurizio Costanzo Show. La puntata parlava di extraterrestri. In trasmissione c’era un esperto che raccontava di frequentare la provincia di Varese e di conoscere un pertugio dal quale si entrava in una base aliena. C’erano delle immagini, nelle quali mi era sembrato di riconoscere la Valganna. Venne citata anche una miniera in cui, negli anni ’50 e ’60, diversi operai morirono di crisi cardiaca. Come se avessero visto chissà cosa”.
E poi c’è la testimonianza di un appassionato di minerali riportata nel libro «Fantasmi nostri» di Roberto Corbella. “La mia esperienza con la “Cosa” risale a una decina d’anni fa e si riferisce a tre apparizioni assai simili avvenute nella miniera Valvassera” racconta l’appassionato di minerali.
La “Cosa” è una forma fluida e nebbiosa, luminescente, che all’inizio pare danzare quindi si materializza in una massa informe, quasi gelatinosa, che avanza verso il malcapitato visitatore sfilacciandosi e avvolgendolo in una nebbia. Ciò provoca un leggero senso di asfissia seguito da malessere generale. Il malcapitato corre fuori, sempre inseguito dalla “cosa”, che al contatto dell’aria esterna si scompone in puntini luminosi e scompare rapidamente. Diversi miei amici hanno subito più o meno la stessa esperienza”.
Il Serp ha un approccio razionale, scettico ma non negazionista, teso ad accertare la verità. Il primo passo per fare luce sui misteri è cercarne una spiegazione scientifica: “La figura avvistata avrebbe potuto essere una formazione di umidità cristallizzata dal vapore acqueo”, conclude Breme. “Ma ciò che ci spinge ad andare a fondo è che l’avvistamento è stato riferito da quattro speleologi esperti, che conoscono in modo approfondito la meteorologia ipogea”.[fonte]