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Gli astrobiologi sono fiduciosi che la vita extraterrestre possa esistere su Europa, una delle lune di Giove. Le osservazioni suggeriscono che sotto la sua superficie ghiacciata si trovi un vasto oceano ricco di vita. L’idea è quella di scansionare la superficie della luna con un Radar per il ghiaccio. Purtroppo, le onde radio provenienti da Giove interferiscono con questo processo. Ma i ricercatori ritengono di poter utilizzare queste onde radio a loro vantaggio

Giove, il pianeta più grande del sistema solare, possiede ben 67 lune conosciute, tra cui tre lune ghiacciate giganti che potrebbe ospitare oceani liquidi sotto la loro superficie di ghiaccio.

Gli astrobiologi vogliono cercare la vita extraterrestre su Europa, Ganimede e Callisto, dato che si presume che ovunque ci sia acqua allo stato liquido, ci sia anche la vita.

Delle tra lune maggiori di Giove, Europa, simile nelle dimensioni alla nostra Luna, sembra essere la candidata favorita a sostenere la vita. Le letture inviate dalla sonda Galileo della NASA indicano condizioni tanto convincenti da far ritenere che sotto il suo strato ghiacciato – uno spessore che varia tra gli 80 e i 170 km di ghiaccio – esista un oceano di acqua liquida.

L’idea più efficace, ma anche la più audace, sarebbe quella di inviare una sonda robotica su Europa capace di perforare lo strato di ghiaccio e poi di immergere un sonar per studiare l’ambiente acquatico del satellite. Tuttavia, la perforazione del ghiaccio sarebbe un’operazione complessa e rischiosa, dato che durante la trivellazione potrebbero sopraggiungere condizioni non prevedibili.

Così, la scansione Radar del ghiaccio è attualmente la tecnica più promettente per confermare direttamente l’esistenza di un oceano nascosto all’interno della luna ghiacciata di Giove. Il Radar funziona trasmettendo segnali radio e rivelando eventuali segnali che riflettono sugli oggetti presenti, consentendo di dedurre i dettagli su ciò che i segnali hanno incontrato.

Nel caso di Europa, questo significa cercare i confini tra la crosta ghiacciata e l’oceano sottostante, e tra la massa d’acqua e il nucleo roccioso del satellite. Per rivelare questi dettagli sono necessari segnali a bassa frequenza inferiori ai 30 megahertz.

In questo caso, le potenti raffiche onde radio provenienti da Giove rappresentano un problema. Essendo questi fono a 3 mila volte più intense di quelle emesse da qualsiasi fonte radio del nostro Sistema Solare, le raffiche gioviane interferirebbero gravemente con il lavoro del radar.

Per superare i segnali radio ad alto volume di Giove, una missione di sondaggio di Europa dovrebbe prevedere un dispositivo di trasmissione tanto potente da non poter essere montato a bordo dello spazio limitato di una sonda spaziale.

Tuttavia, come spiega phys.org, i ricercatori hanno escogitato un modo per utilizzare le emissioni radio di Giove come un gigantesco radar per scansionare le sue lune.

“La tecnica che stiamo sviluppando sarà in grado di fornire non solo una soluzione a questo problema, ma potrebbe addirittura trasformarlo in un punto di forza”, spiega Andrew Romero-Wolf del Jet Propulsion Laboratory della NASA e autore principale dello studio.

La tecnica, nota come “riflessometria interferometrica”, prevede il posizionamento di una sonda spaziale tra Giove e una delle sue lune ghiacciate, la quale non dovrebbe fare altro che monitorare le emissioni radio del gigante gassoso riflesse dai suoi satelliti. Questa tecnologia consentirebbe ai ricercatori di determinare lo spessore del guscio di ghiaccio della luna e la profondità del suo oceano. Si tratta, a tutti gli effetti, di un sonar cosmico naturale!

Gli esperti pensano che Europa contenga da due a tre volte il volume di tutta l’acqua allo stato liquido presente sulla Terra, ed è quindi probabile che luna abbia sviluppato una grande varietà di ecosistemi.

Romero-Wolf, il cui studio verrà prossimamente pubblicato sulla rivista Icarus, è entusiasta delle possibilità offerte dalla nuova tecnica. Ma, avverte: “l’osservazione univoca di un oceano sotto la superficie ghiacciata di Europa è solo il primo passo verso l’individuazione della possibilità di vita. Quello che noi proponiamo non sarà ancora in grado di dirci se ci sono organismi viventi su Europa, ma potrebbe fornire la prova decisiva per questa possibilità”.[fonte]

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