Antichi cerchi e interpretazioni: una visione alternativa
Una recente scoperta dell’archeologo Gregg Jefferys ha fatto tornare d’attualità la questione irrisolta degli antichi crop circles (altrimenti noti come cerchi nel grano, agroglifi, pittogrammi). Lo studioso australiano ha infatti analizzato moltissime fotografie scattate durante la seconda guerra mondiale dalla Royal Australian Air Force (raaf), facenti parte della mappatura di Google Earth del 1945, scoprendo così la presenza di quelli che hanno tutta l’aria di essere tredici cerchi nel grano.
Torna alla mente l’affermazione quasi provocatoria di Douglas Bower, il circlemaker (così si chiamano gli artisti che realizzano queste formazioni) accreditato di essere insieme a David Chorley il padre fondatore del circlemaking, il quale nel 1993 disse allo svedese Clas Svahn:
Quando consideri le migliaia di aerei che hanno sorvolato questo Paese durante gli anni della guerra, dove è una fotografia di un cerchio che sembri così nitido come i nostri?”
In effetti Bower aveva ragioni da vendere. Non aveva però fatto i conti con Jefferys, e in genere con la determinazione dei suoi detrattori, che fiorirono immediatamente dopo che lui e Chorley, nel settembre 1991, vennero allo scoperto e dichiararono al tabloid “Today” di essere gli artefici di molti dei crop circles che campeggiavano nelle campagne inglesi da almeno un decennio. In quella occasione i due pittori pensionati di Southampton dissero che avevano iniziato la loro attività nel 1978 (successivamente Bower rettificherà nel 1975). Da quel momento iniziava una corsa all’indietro alla scoperta degli antichi pittogrammi. Chi infatti sosteneva una tesi diversa sull’origine di questi agroglifi (ad esempio ufologica, o meteorologica), e chiunque non accettava o non credeva al racconto dei due simpatici vecchietti inglesi, confluì in unico grande coacervo con un unico grande scopo: trovare e documentare la presenza di cerchi nel grano antecedenti a Bower e Chorley, quindi al 1975. Questo avrebbe sbugiardato la coppia di impostori (tali erano considerati da chi non credeva loro), e posto fine a quel che sembrava fosse l’ennesima millanteria del personaggio di turno. Effettivamente in precedenza vi erano state altre candidature di personaggi improbabili, occasionalmente caldeggiati anche da qualche rivista o tabloid, che si autoproclamavano autori di tutti i crop circles. Questa volta la storia era ben diversa, ma sulle prime si pensò all’ennesima goliardata. Presto però ci si rese conto che la candidatura di Bower e Chorley era più solida delle altre, e che i due pittori di Southampthon avevano numerose frecce al loro arco. Bower aveva ritagli di giornale di tutti i casi di crop circles, e fotografie scattate da lui stesso al primo pittogramma del 1980 e ad altri cerchi nel grano di cui nessuno era a conoscenza, neanche la stampa e quindi il pubblico. La comunità ufologica e i detrattori dovevano reagire adeguatamente.
Per questo iniziò la caccia all’antico crop circle, che tuttavia presto si trasformò in una caccia alle streghe, in un gara a chi trovava tracce di cerchi nel grano sempre più remote nel tempo. Una corsa all’indietro che produsse numerose speculazioni, alcune di indubbio fascino, altre grottesche.
Si giunse così a suggerire che gli agroglifi fossero presenti fin dal Seicento, testimoniati ad esempio in un pamphlet inglese intitolato “The Mowing Devil” (“Il Diavolo Mietitore”), in alcuni scritti del professor Robert Plot, o in una raffigurazione del Mutus Liber. Si credette di ravvisare la presenza di cerchi nel grano in un documento dell’arcivescovo Agobardo di Lione, in un frammento dei Rotoli del Mar Morto, in una raffigurazione del Libro dei Morti egizio, in un verso della Genesi, nelle strutture megalitiche del neolitico, e così via a ritroso fino a giungere al tardo pleistocene, tra i 15.000 e i 20.000 anni fa, ad un disegno rupestre in cui si ravviserebbe una raffigurazione di un cerchio. Speculazioni, appunto, che non è pensabile confutare una ad un in questa sede (Cfr: Leonardo Dragoni, Storia dei cerchi nel grano. Le origini, YCP 2013, pp. 157-230).
Due soltanto, in questo ambito, sembravano essere le opposizioni credibili all’ipotesi Bower-Chorley. La prima era sostenuta originariamente da Paul Fuller, il quale era in possesso di almeno tre fotografie di presunti crop circles antecedenti al 1978: Rossburn in Canada (1977) e due casi australiani di Bordertown e Wokurna (1973). Paul Fuller fu un pioniere degli studi sui cerchi nel grano, nonché editore della rivista “The Crop Watcher”, autentica miniera di informazioni, imprescindibile per qualsiasi studioso di questo argomento. Egli era inizialmente diviso tra due ipotesi, che riteneva entrambe verosimili, cioè che i cerchi nel grano fossero realizzati da gruppi di artisti, o invece da fenomeni atmosferici. Era persuaso che entrambe queste componenti fossero all’origine dei pittogrammi, finché successivamente propenderà in modo definitivo per la componente artistico-umana. Proprio queste tre fotografie di cui abbiamo detto, unitamente ad altri studi e a testimonianze raccolte nel Paese, inizialmente lo convinsero del fatto che l’ipotesi meteorologica del dott. Terence Meaden non poteva escludersi, e potesse viceversa fare il paio con quella dell’attività artistica o ludica umana. Meaden, in breve, riteneva che i crop circles fossero frutto di un fenomeno naturale e meteorologico, in particolare che fossero generati da vortici di plasma discendente. I tre casi sollevati da Fuller si sommavano a quello di Tully del 1966, dal quale proprio Bower (che allora viveva in Australia) prese spunto per iniziare la sua attività una volta tornato in Inghilterra. Schematizzando e sintetizzando potremmo dire allora che vi erano almeno quattro casi, tra il 1966 e il 1977, certamente non ascrivibili a Bower e Chorley. Come spiegarli? Nel modo più semplice. Non erano crop circles, bensì casi di allettamento naturale, causati da grandine, pioggia e raffiche di vento. Questi casi presentavano delle caratteristiche diverse da quelli propri del circlemaking di Bower e Chorley, i quali casi – a differenza dei primi – presentavano bordi molto netti, ed erano geometricamente ben determinati.
L’altro grande polo gravitazionale (restando in questo ambito) attorno a cui ancora oggi ruotano le obiezioni alla storia di Bower e Chorley, è rappresentato proprio dalle recenti dichiarazioni di Greg Jefferys, pubblicate dal “The Huffington Post” il 29 gennaio 2013, e con le quali abbiamo aperto questo articolo.
Cominciamo allora col dire che, per dare un giudizio avveduto, è ancora presto. La notizia è, rispetto a chi scrive, troppo recente. Prima però di dar fiato alle trombe del mistero e di fare sensazionalismo, sembrerebbe opportuno mettersi in guardia e cominciare a riflettere su diversi aspetti. Jefferys intanto non si è imbattuto casualmente in queste immagini e in questo studio, essendo egli fin dal 1997 a capo del “The Historic Crop Circle Project”, il cui scopo è dichiaratamente quello di “localizzare prove dell’esistenza di crop circle antecedenti al periodo di Bower e Chorley”. Come è notorio, prima o dopo chi cerca trova, o gli sembra di aver trovato. Inoltre Jefferys stesso ha sempre considerato la coppia di Southampton come una coppia di frodatori, le cui dichiarazioni avevano – a suo dire – precisi tornaconti. L’archeologo non è nuovo a scoperte sensazionali. Negli anni Novanta si è molto interessato alla storia del relitto del galeone spagnolo (molto più facilmente trattasi di una caravella) naufragato a North Stradbroke Island. Questo relitto lasciava intendere che gli spagnoli potessero aver scoperto la costa australiana molti anni prima di James Cook. A sostenere questa tesi era appunto Jefferys, che ha documentato il ritrovamento di vari reperti europei nella zona del naufragio, e avrebbe perfino trovato un aborigeno pronto a dichiarare, di fronte alle telecamere, di essere un discendente diretto dei primi naufraghi. Di qui una ricostruzione piuttosto fantasiosa di tutto l’evento, che diede origine ad un libro ed un dvd.
Jefferys invece non ha ancora chiarito sufficientemente i dettagli della sua ricerca su questi presunti crop circles della seconda guerra mondiale, né si è sottoposto ad alcun pubblico contraddittorio. Stando all’articolo del “The Huffington Post” e soprattutto alle sole immagini ivi riportate, tra queste a nostro giudizio ve ne sarebbero soltanto tre che – più di altre – potrebbero raffigurare degli “early crop circles”, o comunque qualcosa di realmente molto simile ad antichi cerchi nel grano. Prima di pronunciarci in tal senso, bisognerebbe però quantomeno escludere che si possa trattare di difetti della pellicola fotografica, di orbs o curiosi effetti ottici, di semplici danneggiamenti del grano (crop damage), ecc. Una volta escluse tutte queste cause esterne, bisognerebbe interrogarsi sull’eventualità che possa trattarsi di cerchi generati da cause naturali. Tra queste possono esservene molteplici. Ad esempio una qualche attività fungina, o dei casi di allettamento naturale dovuto ad agenti atmosferici quali vento, pioggia, grandine (esattamente come i casi del 1973 e 1977 propugnati da Fuller e Meaden). Ma potrebbe perfino trattarsi di anomalie vegetative dovute ad una precedente imposizione di oggetti sovrastanti, che una volta rimossi possono aver lasciato delle tracce più o meno indelebili al suolo. Potrebbe viceversa trattarsi della presenza di strutture sotterranee, che influenzano la crescita vegetativa superficiale. In quest’ultimo caso si parla di “cropmarks”, ben noti agli archeologi. C’è poi anche la possibilità che si possa trattare di “frostmark” o “shadowmarks” o “soilmarks”, o perfino segnali convenzionali di comunicazioni di guerra creati dalle truppe di terra in favore delle truppe aeree. Secondo alcuni documenti del servizio segreto britannico (M15), poi declassificati, le spie naziste erano solite creare segni di circa venti metri di diametro nei campi erpicati, nei prati e nelle colture di grano, per segnalare informazioni ai bombardieri in avvicinamento e ai paracadutisti. Non è inoltre possibile escludere che alcune di queste tracce potessero essere state generate dalle installazioni di contraeree di terra.
Per fare un esempio, Jefferys trovò una fotografia particolarmente intrigante che mostrava presso Tatton Park dei disegni impressi al suolo, simili a tre enormi fiori, o ventole rotanti. Si trattava però, come dichiarò lo stesso Jefferys in un successivo aggiornamento del suo articolo, di realizzazioni umane aventi scopo di bersaglio per l’addestramento dei paracadutisti durante la seconda guerra mondiale. Inoltre bisogna notare come la copertura aerea esaminata da Jefferys riguarda solamente il 35% dell’Inghilterra, e non include la regione storicamente più interessata da questo fenomeno, il Wiltshire.
Tutti questi aspetti andranno approfonditi e chiariti, ma è chiaro che dalle prima battute già si prefigura un falso allarme, e con ogni probabilità la scoperta sensazionale di Jefferys rischia di tramutarsi in una bufala. L’ennesima, sui cerchi nel grano.[fonte]
Storia dei Cerchi nel Grano.
Le Origini.
prefazione di Francesco Grassi.
232 pagine con inserti a colori.
Prezzo suggerito: 15 euro cartaceo, 5,99 euro pdf
ISBN 9788891118837, YCP Agosto 2013, Leonardo Dragoni@2013
Il 15 agosto del 1980, il “Wiltshire Times” pubblicò per la prima volta una fotografia di un cerchio nel grano (crop circle). Da allora sono passati trentatré anni, pregni di dibattiti, trasmissioni televisive, pubblicazioni di articoli, libri, film, perfino interrogazioni parlamentari, aventi ad oggetto questo mistero. Possiamo dunque asserire che la questione dei cerchi ha oggi una sua innegabile e corposa dimensione storica. Eppure non è mai stata raccontata in modo fattuale e sistematico. Questo testo effettua un’analisi rigorosa dei fatti e degli eventi intercorsi da quel ferragosto di trentatré anni fa, collocandoli all’interno del loro contesto, svelandone i retroscena e facendo luce sui dettagli rimasti oscuri o sconosciuti, indagando il background emotivo e sociale in cui si sono sviluppate le vicende ed i personaggi che ne furono protagonisti. Si tratta di uno studio sistematico e razionale del fenomeno dei cerchi, in cui – grazie ad un approccio storico, metodico, scientifico – saranno i fatti stessi a parlare. Si addiviene così ad una ricomposizione cronologica di dati e fatti in precedenza non sufficientemente organizzati e non adeguatamente raccontati o documentati. È un’indagine scientifica, basata sul complesso reperimento di documentazione originaria, specialistica e qualificata. Una indagine il cui fine è quello di giungere ad una ricostruzione storiografica esaustiva e onesta, puntuale e attendibile, che possa costituire il fondamento di qualsiasi successivo giudizio e di qualsiasi analisi concettuale o speculativa. Distante dal superficiale sensazionalismo mediatico da cui è solitamente pervasa questa tematica, il presente volume è da considerarsi propedeutico per chiunque voglia approcciare seriamente alla conoscenza dei cerchi nel grano.
Leonardo Dragoni, dottore in scienze politiche, ha conseguito due master in discipline umanistico-sociali. Da sempre appassionato del fenomeno dei cerchi nel grano, nel 2005 ha fondato (e tutt’ora dirige) il sito “cropfiles.it”, specializzato sul tema dei cerchi nel grano e punto di riferimento per la casistica di tutti i crop circles italiani dalle origini a oggi. L’autore ha visitato personalmente diverse formazioni apparse in Italia, ha avuto collaborazioni professionali con importanti ricercatori e gruppi di ricerca qualificati, e con riviste nazionali e internazionali di settore. Vanta infine al suo attivo articoli e pubblicazioni online e su noti magazines e periodici, numerose ricerche, interviste, studi e approfondimenti inerenti questa tematica. Nel 2011 ha pubblicato il saggio “La verità sui cerchi nel grano. Tesi e confutazioni di un fenomeno discutibile”.
Info: http://www.cropfiles.it/storiadeicerchinelgrano.html
Trailer: http://youtu.be/NPNPSTogkgQ