Un'italiana nello spazio Foto la prima missione nel 2014
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Samantha Cristoforetti raggiungerà la stazione spaziale internazionale a bordo della navetta russa Soyuz per una missione di circa sei mesi. “Se fossi un uomo avrei le stesse sensazioni di gioia e soddisfazione”

 

ROMA – “Se posso permettermi di avere ancora un sogno nella mia vita, dopo la grande soddisfazione di essere stata assegnata alla Stazione internazionale, è quello di poter fare una passeggiata nello spazio. Poter svolgere un’attività extraveicolare sarebbe il coronamento di tanti anni di addestramento, lavoro e studio”. Lo dice con un sorriso sulle labbra e gli occhi scuri che le brillano, Samantha Cristoforetti, capitano dell’Aeronautica Militare, che alla fine del novembre 2014 raggiungerà la Stazione spaziale internazionale. Classe ’77, milanese, la Cristoforetti è la prima italiana a volare nello spazio, dopo sei uomini. E’ stata reclutata nel corpo degli astronauti dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, nell’ambito dell’accordo tra l’Agenzia spaziale italiana (Asi) e la Nasa. Partirà dal Cosmodromo di Baikonur a bordo del razzo russo Soyuz, Expedition 42/43, e la missione sarà di lunga durata, circa sei mesi.

Capelli corti e neri, l’unico vezzo di due piccole pietre incastonate nell’oro come orecchini, sfoggia una tempra fiera, chiusa nella sua tuta azzurra. Guai a chiederle se come donna si sente particolarmente emozionata del traguardo: “Se fossi uomo avrei le stesse sensazioni di gioia e soddisfazione per essere stata assegnata ad un volo spaziale e poter dare concretezza a tanti anni di addestramento. Ma quello delle missioni spaziali è un ambiente altamente professionale”.

Il curriculum di Samantha Cristoforetti testimonia senza ombra di dubbio la sua preparazione, dall’Accademia aeronautica di Pozzuoli, con la laurea in Ingegneria Meccanica e Scienze Aeronautiche col massimo dei voti, alla specializzazione presso la scuola di volo per piloti militari di Wichita Falls in Texas, con servizi presso il 61esimo stormo di Lecce, il 32esimo stormo di Amendola e il 51esimo stormo di Istrana, e più di 500 ore di volo accumulate, con abilitazione a velivoli come SF-260, T-37, T-38, MB-339A e AM-X. Non è tanto un discorso di “quote rosa”, perché come sottolinea il presidente dell’Asi Enrico Saggese, “la sua scelta è avvenuta per le caratteristiche personali, professionali e di preparazione”.

Ed è il capitano Cristoforetti che oggi, in conferenza stampa presso la sede dell’Asi, racconta i suoi ultimi tre anni di addestramento. Prima il centro base di Colonia per un anno e mezzo. E si concede un ricordo goliardico: “Ci sono stati momenti in cui siamo tornati tutti bambini nelle prove di assenza di gravità in un volo parabolico”. Poi alla “City star”, la Città delle stelle fuori Mosca dove è stata scritta la storia della cosmonautica. Qui ha testato i velivoli Soyuz per prepararsi alle fasi critiche più delicate di lancio e rientro. “Abbiamo anche seguito dei corsi di sopravvivenza – ricorda – perché nelle fasi di rientro la navetta potenzialmente potrebbe atterrare ovunque e dobbiamo essere pronti ad affrontare qualsiasi condizione ambientale”. Fino all’addestramento a Houston nella piscina che replica la stazione spaziale: “Nello scafandro le simulazioni di assenza di peso avvenivano a 13 metri di profondità per sei ore”. Senza dimenticare le operazioni di gestione del braccio robotico per agganciare i velivoli in volo di formazione intorno alla stazione, i “Free Flight Capture” che la vedranno impegnata spesso nella sua missione.

A bordo, i compiti della Cristoforetti saranno anche quelli di seguire il programma scientifico di esperimenti di fisiologia umana, scienze fisiche e scienze della vita. “Ci si prepara per una vita, ma se dovessi dire qual è la cosa con cui ho ancora difficoltà di adattamento è l’effetto del jet leg. Da Houston al Giappone, viviamo sempre in aeroporto con le valige pronte”. Una confidenza concessa con un pizzico di ironia.

Quanto all’equipaggio della sua missione, i nomi non sono stati ancora resi noti. Da militare, una cosa che le manca veramente sono gli aerei: “In questa fase della mia vita, è proprio il volo che mi manca”. Soprattutto il suo AM-X, lo stesso aereo che guidava il collega Luca Parmitano, il sesto capitano italiano che precederà la missione della Cristoforetti, partendo per la Stazione a maggio del 2013. “L’Italia ha un nucleo importante di quattro astronauti in servizio ora – annuncia Saggese – Oltre ai capitani Cristoforetti e Parmitano, sono operativi attualmente Roberto Vittori e Paolo Nespoli”. Dopo due voli di lunga durata, l’Asi ha già negoziato con la Nasa un terzo volo.

 

fonte:repubblica.it

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